dal 19 Dicembre al 16 Marzo 2026 Pinacoteca Civica Francesco Podesti Ancona (AN)
dal 19 Dicembre al 16 Marzo 2026 Pinacoteca Civica Francesco Podesti Ancona (AN)
Descrizione
“Carlo Maratti e l’incisione” si propone di mettere in luce un aspetto decisivo del successo dell’artista: il rapporto tra pittura, incisione e riproduzione grafica come strumenti di diffusione e consacrazione del linguaggio marattesco. La mostra- che vede esposte 44 incisioni- è ideata e curata da due tra i più autorevoli studiosi del barocco romano, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò e Stefano Papetti.
BIOGRAFIA: Nato a Camerano nel 1625, Carlo Maratti è una delle figure artistiche più rappresentative della cultura della regione Marche. Fin dalla prima giovinezza si distinse per il talento straordinario che lo condusse presto a Roma, dove si formò sotto Andrea Sacchi e divenne il più autorevole interprete del classicismo barocco nella seconda metà del Seicento. Nonostante la lunga carriera nella capitale, Maratti mantenne sempre un forte legame con la sua terra d’origine: tornò più volte nelle Marche, intrattenne rapporti con committenti locali e fu sempre percepito come motivo di orgoglio identitario per la comunità marchigiana. In occasione del IV Centenario, la Regione Marche ha confermato il valore strategico del patrimonio marattesco, approvando una legge regionale (7 maggio 2025) che ha istituito un comitato operativo per promuovere iniziative culturali e formative sul territorio.
La mostra rimarrà esposta presso la Pinacoteca Civica Francesco Podesti fino al 16 marzo 2026.
Carlo Maratti, un artista europeo nell’Urbe barocca La figura di Carlo Maratti emerge con forza nel panorama della pittura barocca del secondo Seicento come quella di un maestro di sobrietà e misura, interprete di un classicismo profondamente aggiornato, capace di dare risposta alle esigenze religiose e ideologiche della Controriforma, pur rimanendo fedele a un ideale di bellezza nobile e armoniosa. La sua carriera, lunghissima e prestigiosa, lo vide protagonista assoluto della scena artistica romana dopo la scomparsa di Pietro da Cortona (1669) e Gian Lorenzo Bernini (1680), assumendo progressivamente il ruolo di caposcuola della pittura romana in età tardo-barocca. Conteso da papi, cardinali, ambasciatori, collezionisti, aristocratici e monarchi, Maratti seppe incarnare un linguaggio pittorico divenuto canone: fu il ritrattista ufficiale di pontefici e alti prelati, dipinse pale d’altare destinate alle maggiori chiese barocche di Roma, da Santa Maria sopra Minerva a Sant’Andrea al Quirinale, e i suoi dipinti vennero richiesti da Genova a Palermo, da Pescia a Vienna. In particolare, fu il pittore prescelto della potente famiglia Altieri, per la quale realizzò, tra le altre opere, la grande allegoria della Clemenza nel soffitto dell’omonima sala di Palazzo Altieri. I suoi ritratti erano ambiti anche dai viaggiatori del Grand Tour: i cosiddetti "milordi" inglesi, durante la permanenza a Roma, si contendevano il privilegio di essere immortalati dal "gran Maratti", come veniva soprannominato per la sua fama in tutta Europa.
L’incisione come mezzo di diffusione e consacrazione L’aspetto centrale e innovativo messo in luce dalla mostra riguarda il rapporto fra produzione pittorica e circolazione delle immagini attraverso la stampa. Maratti fu infatti tra i primi pittori romani a valorizzare l’incisione come strumento di riproduzione e di divulgazione controllata del proprio repertorio figurativo. In vita, seguì e supervisionò la trasposizione calcografica di oltre 400 incisioni tratte da suoi disegni e dipinti, e realizzò anche un piccolo ma prezioso corpus di 13 incisioni originali, giovanili, tutte presenti nella mostra. Queste incisioni, eseguite da celebri incisori come Robert van Audenaerde, Nicolas Dorigny, Jacob Frey, Pietro Aquila, Cesare Fantetti, garantirono al linguaggio marattesco un’ampia diffusione nelle corti europee, nelle accademie artistiche e nei circuiti collezionistici, ben prima dell’invenzione della fotografia. In molti casi, le incisioni venivano commissionate prima ancora che il dipinto originale fosse collocato nell’altare di destinazione, o spedito in sedi lontane, come accadde ad esempio per: la Morte di san Francesco Saverio, destinata alla chiesa del Gesù a Roma; il Transito di San Giuseppe, commissionato dall’imperatrice Eleonora d’Asburgo e oggi al Kunsthistorisches Museum di Vienna; la Madonna del Rosario per l’Oratorio di Santa Cita a Palermo. Altre opere, chiuse in collezioni private, come quelle di Niccolò Maria Pallavicini, suo maggiore mecenate, videro nella stampa l’unico mezzo per diventare pubbliche.
La mostra come progetto culturale e scientifico Questo progetto rappresenta un raro esempio di mostra monografica sull’opera incisoria di Maratti, costruita con metodo scientifico e filologico. L’iniziativa non si limita a una celebrazione retorica, ma si pone come strumento di ricerca, divulgazione e valorizzazione patrimoniale. Le opere esposte, molte delle quali inedite al grande pubblico, gettano nuova luce sulla funzione della stampa d’arte nel Seicento, intesa non solo come riproduzione ma come amplificazione simbolica del prestigio dell’artista.
Le opere in mostra: un percorso in quattro sezioni La mostra propone 44 incisioni, accuratamente selezionate secondo criteri filologici e documentari, divise in quattro sezioni tematiche: SEZIONE A – Incisioni originali di Carlo Maratti Comprende le 13 incisioni autografe dell’artista, rare e preziose, tutte provenienti da Camerano. SEZIONE B – Incisioni da pale famose di Maratti Capolavori incisori derivati dalle sue grandi pale d’altare, realizzati dai più celebri calcografi europei. Documentano la funzione propagandistica dell’incisione nell’affermazione del "modello Maratti" in Europa. SEZIONE C – Incisioni per frontespizi o illustrazioni librarie Prove raffinate di come il disegno marattesco si prestasse a illustrare opere letterarie, teologiche e scientifiche, spesso legate a committenze accademiche o ecclesiastiche. SEZIONE D – Soggetti legati all’Accademia dell’Arcadia Maratti fu una figura chiave dell’ambiente intellettuale romano e dell’Accademia dell’Arcadia: questa sezione illustra soggetti tratti dalla storia antica e dalla mitologia, riletti in chiave morale e allegorica.