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Viaggi tra storia, sapori e cultura Fermani

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La Democrazia cristiana è stata quasi cinquanta anni il partito di maggioranza relativa in Italia ed è presente ancor oggi, talvolta con denominazioni leggermente diverse, in diversi Paesi europei (in Germania è il partito di governo) e sudamericani. 

 

Le origini nel Fermano

Fu un sacerdote marchigiano (nato e formatosi in area fermana), don Romolo Murri, a dar vita, tra fine Ottocento e primi del Novecento, prima a un movimento chiamato Democrazia cristiana e poi a elaborare i principi teorici di un partito politico di ispirazione cattolica nel nostro Paese.

Romolo Murri nacque a Monte San Pietrangeli, a breve distanza da Fermo, nel 1870, figlio di Antonio Murri, un piccolo proprietario terriero, e Maria Avetrani, terzo di sei fratelli. Studente precoce, compì i suoi studi superiori prima nel seminario di Recanati e poi in quello di Fermo (sua diocesi di appartenenza), conseguendo infine la laurea in filosofia nella locale facoltà teologica nel 1888. Avendo vinto un borsa di studio della diocesi, si trasferì a Roma dove studiò all’Università Gregoriana laureandosi in teologia a soli ventidue anni nel 1892. L’anno successivo fu ordinato sacerdote. Volle celebrare la sua prima Messa nella Basilica di Loreto. 

 

La lotta per la Democrazia cristiana

Iscrittosi alla facoltà di Lettere dell’Università di Roma, assisté alle lezioni del filosofo marxista Antonio Labriola, mentre intorno a sé vedeva crescere i consensi delle masse verso il socialismo. Sul versante cattolico trionfava in quegli anni l’intransigentismo dei vertici ecclesiastici, che continuavano a proibire ai credenti la partecipazione alla vita pubblica. Fu questo il contesto in cui Murri concepì l’idea di un movimento che desse ai cattolici la possibilità di far sentire la propria voce nella politica nazionale. 

Già nel 1894 a Roma egli fu tra i promotori della FUCI, che raccoglieva gli studenti universitari di fede cattolica. In questo periodo Murri conobbe ed ospitò per tre mesi nella sua casa romana un altro sacerdote, don Luigi Sturzo, che sarebbe stato in seguito considerato il fondatore del Partito popolare (la futura DC) nel 1919. Tuttavia don Sturzo avrebbe riconosciuto il proprio debito di idee nei suoi confronti dichiarando: “Fu Murri a spingermi verso la Democrazia cristiana”.

Romolo Murri negli anni di fine Ottocento si dedicò a un’intensa opera pubblicistica fondando e dirigendo diverse riviste – “La vita nova”, periodico della FUCI, “Cultura sociale” e “Il domani d’Italia” – mentre conduceva all’interno dell’Opera dei Congressi (l’organizzazione nata dopo la presa di Roma per tutelare i diritti della Chiesa) la sua battaglia per l’ingresso dei cattolici in politica. Dal 1900 egli iniziò a dar vita e a coordinare gruppi di cattolici che avrebbero formato il movimento chiamato Democrazia cristiana. La lotta di Murri contro la dirigenza intransigentista dell’Opera dei Congressi fu assai aspra, tanto che nel 1903 si giunse alla rottura e alle dimissioni del presidente, messo in minoranza dai democratico-cristiani. Se papa Leone XIII, autore dell’enciclica “sociale” Rerum Novarum, aveva tollerato sino ad allora la presenza del movimento di Murri, il suo successore Pio X riprese con forza le tesi intransigentiste e nel 1904 sciolse l’Opera dei Congressi, sfuggita al controllo delle autorità ecclesiastiche. L’anno successivo Romolo Murri ritenne giunto il momento di entrare nell’agone politico e fondò a Bologna la Lega democratica nazionale che propugnava l’autonomia politica dei cattolici, mentre dalle colonne della sua nuova rivista “Cultura sociale” egli caldeggiava un dialogo con i socialisti. I rapporti tra don Murri e la gerarchia ecclesiastica divennero sempre più tesi, tanto che nel 1907 fu sospeso “a divinis” dal vescovo di Fermo mons. Carlo Castelli, secondo la richiesta formulata da Pio X. Murri si ritirò allora presso lo zio parroco a Gualdo in provincia di Macerata portandovi le sue carte. 

Egli tuttavia non rinunciò alla partecipazione alla vita politica, arrivando infine alla rottura irreparabile con la Chiesa quando si candidò alle elezioni del 1909 riuscendo eletto in Parlamento per il collegio elettorale di Montegiorgio con l’appoggio non solo della Lega democratica ma anche di radicali e socialisti. La sua scelta fu sanzionata con la vera e propria scomunica, che gli rese sempre più difficile la partecipazione all’attività anche della stessa Lega democratica da lui fondata, con la quale avrebbe interrotto i rapporti nel 1911. L’anno successivo sposò a Roma con rito civile  Ragnhild Lund, figlia del presidente del Senato norvegese, dalla quale avrebbe avuto un figlio. Ciò gli alienò ancor più le simpatie di tutti gli ambienti cattolici e quando si ripresentò candidato alle elezioni del 1913 non fu più rieletto. Questa mancata rielezione pose fine alla tormentata parabola politica di Romolo Murri, il quale in questo periodo aveva come punto di riferimento una casa attigua a quella dello zio parroco, a Gualdo. 

 

Murri giornalista

Da allora in poi egli si dedicò all’attività giornalistica e pubblicistica, pur continuando a intervenire nel dibattito politico. Allo scoppio della Prima guerra mondiale fu dalla parte degli interventisti. Dopo il conflitto si trasferì definitivamente a Roma. Nel 1919 assistette da osservatore esterno alla fondazione del Partito popolare ad opera del suo amico di un tempo don Luigi Sturzo. Ormai, proprio da quell’anno, l’occupazione prevalente di Murri era quella di giornalista del “Resto del Carlino”, il foglio bolognese di cui fu anche direttore, per due periodi, dell’ufficio romano. Dopo il 1922 si avvicinò gradualmente al fascismo, pur senza mai iscriversi al partito, vedendo in esso una forza rinnovatrice della vita italiana. Dal 1939 iniziò un cammino di riconciliazione con la Chiesa, che gli consentì di ottenere da papa Pio XII la revoca della scomunica nel 1943. Si spense a Roma l’anno successivo. Lasciò dietro di sé un impressionante numero di pubblicazioni: 110 tra volumi e opuscoli, frutto di una vita di lotte ideali e politiche, non immune da errori. 

Nel 1990 è stato fondato a Gualdo il Centro Studi “Romolo Murri”, nella casa appartenuta allo stesso Murri, il quale l’aveva ereditata nel 1917 dallo zio. Dal 1998 il Centro custodisce buona parte della biblioteca personale di Murri, acquistata dai suoi discendenti, insieme a 12.000 documenti. Esso raccoglie tutte le pubblicazioni riguardanti Romolo Murri promuovendo iniziative volte a divulgarne l’opera. La maggior parte della sua sterminata corrispondenza è invece conservata presso l’Università di Urbino, presso la Fondazione Murri.

 

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