Verso il 1457 a Venezia un giovane pittore di nome Carlo Crivelli si invaghì della moglie di un marinaio, la rapì e convisse con lei more uxorio per mesi. Naturalmente non la passò liscia: fu processato e condannato a sei mesi di carcere, scontati i quali lasciò per sempre la città lagunare. Dal suo forzato allontanamento dal Veneto trassero notevole vantaggio artistico diverse località delle Marche che lo accolsero, e che conservano ancora oggi molte sue opere. Lo seguì dopo qualche tempo, il fratello minore Vittore. Entrambi lasciarono bellissimi polittici (tavole divise a più scomparti) soprattutto in territorio fermano, a Montefiore dell’Aso, Porto San Giorgio, Massa Fermana, Sant’Elpidio a Mare, Falerone, Montefortino, cui bisogna aggiungere Monte San Martino, a quell’epoca legata anch’essa alla “dominante” città di Fermo.
Carlo Crivelli tra Fermo, Ascoli e Camerino
Carlo Crivelli, il cui padre era anch’egli pittore, nacque a Venezia tra il 1430 e il ’35 e si formò dal punto di vista artistico a Padova. Dopo aver trascorso un periodo a Zara insieme al fratello Vittore attraversò l’Adriatico e si stabilì a Fermo. La sua prima opera firmata è il Polittico di Massa Fermana (1468). Due anni più tardi eseguì il Polittico di Porto San Giorgio per la chiesa eponima, su committenza di un nobile albanese di nome Giorgio sfuggito all’invasione turca del suo Paese. Sfortunatamente queste tavole sono andate disperse nel Settecento, come è accaduto a parecchie sue opere, tra diversi musei di tutto il mondo. Anche il polittico da lui dipinto per la chiesa di S. Francesco a Montefiore dell’Aso è mutilo, essendosene conservate solo sei tavole, peraltro di superba fattura.
Benché intorno a lui fiorisse la pittura rinascimentale, Carlo Crivelli rimase legato ai moduli decorativi tardogotici, dipingendo vesti preziose, marmi screziati nonché frutti e animali dal valore simbolico. Gli studiosi gli riconoscono forte attenzione alla prospettiva, intenso realismo e incisività del disegno, come pure una continuità di ricerca artistica che lo accompagnò per tutta la vita.
Pochi anni dopo di lui anche il fratello Vittore giunge a Fermo, dove inizia a dipingere; ben presto però, sicuramente dal 1473, Carlo si trasferisce ad Ascoli, città nella quale può contare su laute committenze. Proprio in quell’anno dipinge infatti lo stupendo Polittico di Sant’Emidio per il Duomo; nel 1478 vi acquista una casa nel sestiere di San Biagio e, forse nello stesso periodo, mette su famiglia con una tale Iolanda.
Benché il soggiorno ad Ascoli si possa considerare il più significativo nella sua carriera, Carlo trascorse periodi importanti anche a Camerino, dove firmò nel 1482 il Polittico di San Domenico, e in altri comuni che gli garantivano committenze, come Matelica, Fabriano e Pergola. Tuttavia mantenne sempre dimora ad Ascoli, dove nel 1486 realizzò la straordinaria Pala dell’Annunciazione, dimostrando padronanza delle innovazioni della pittura rinascimentale. Morì nel 1495, non si sa se ad Ascoli o in una delle località citate. Vari documenti attestano che aveva interrotto i rapporti con il fratello, sempre residente a Fermo.
Dopo un lungo periodo di oblio critico, l’opera di Carlo Crivelli fu riscoperta nel corso dell’Ottocento soprattutto dai Preraffaelliti inglesi, che vi vedevano rispecchiati i loro ideali artistici. Ciò spiega il rapace interesse mostrato dagli antiquari britannici verso le opere crivellesche che, dopo essere state da essi acquistate, furono smembrate e disperse tra i musei di tutto il mondo (un’intera sala della National Gallery di Londra è dedicata alle opere dei Crivelli).
Vittore Crivelli a Fermo
Vittore Crivelli si radicò a Fermo, che viveva nei decenni di fine Quattrocento un periodo di floridezza economica e di fervore artistico. Ne sono prova atti notarili che lo designano come habitator Firmi (1489) e altri documenti più tardi. Per le chiese di Fermo realizzò ben quattro polittici, andati tutti dispersi, seguendo la sorte toccata alle opere del fratello Carlo. Cinque tavole di uno di essi, destinato a ornare la cappella Euffreducci nella chiesa di S. Francesco, si trovano ora nel Museum of Art di Filadelfia. Le sue opere più note rimaste nelle Marche comprendono il Polittico di Sant'Elpidio a Mare e quello di San Severino, conservati nelle rispettive località con le loro strutture lignee. Va ricordata anche la Madonna con Bambino e Santi nella parrocchiale di Capodarco di Fermo. Morì a Fermo nel 1501 o 1502.
Il giudizio critico sull’opera di Vittore Crivelli tende a evidenziare il suo debito artistico nei confronti di Carlo soprattutto nella sua fase giovanile. Paragonato al fratello, Vittore sembra più un abile artigiano che un artista, più un imitatore che un creatore. Il suo decorativismo è spesso ostentato, con le vesti dorate della Madonna, e i festoni con fiori e frutta immancabilmente presenti nelle sue opere sono ripresi dalla pittura padovana del primo Quattrocento conosciuta in gioventù.
Il Polittico e i trittici di Monte S. Martino
Una delle opere crivellesche di cui è più incerta l’attribuzione è il Polittico di Monte S. Martino, conservato nella chiesa dedicata allo stesso santo. Inizialmente attribuito a Vittore, è oggi considerato frutto (unico) della collaborazione dei due fratelli, essendo Carlo responsabile del registro superiore e Vittore di quello inferiore e forse anche della predella. Nel primo compaiono il Cristo morto sorretto dagli angeli e quattro santi, in quello inferiore pure quattro santi.
Ma la chiesa di S. Martino possiede altre due opere, dei trittici, con le loro cornici originali, firmate da Vittore Crivelli e datate 1489 e 1490. Nella prima sono raffigurati, nell’ordine inferiore una Madonna in trono tra S. Paolo e S. Pietro, e in quello superiore l’Ecce Homo tra S. Michele Arcangelo e S. Martino. Nel secondo trittico, che costituiva la pala dell’altar maggiore, è rappresentata la Madonna con il Bambino in trono tra S. Martino di Tour (che regge in mano il modellino del paese di cui è patrono) e S. Antonio Abate.
Informazioni
Pro Loco Monte San Martino