Il Festival Storie, rassegna dei borghi marchigiani, continua il suo viaggio tra parole, emozioni e incontri. Quest’anno la rete dei 13 Comuni si arricchisce di una nuova tappa: Falerone, che per la prima volta entra nel circuito con un evento speciale a ingresso gratuito. Appuntamento venerdì 17 ottobre, alle 21.30, al Teatro Beato Pellegrino, che torna ad ospitare un evento di livello nazionale dopo il recente restyling. Ospite della serata sarà Blas Roca Rey, attore, regista e autore, protagonista delle sue “Storie di ordinaria magia - Il mondo di Blas 2”: quarantasette racconti che intrecciano vita, speranza e rinascita, dedicati a chi ha saputo trasformare una caduta in un nuovo inizio, da Marilyn Monroe a Ella Fitzgerald.
Blas Roca Rey, “Storie di ordinaria magia” nasce da un’esperienza particolare, vero?
“Sì, tutto è cominciato durante il periodo del Covid, quando mi chiesero di raccontare delle storie alla radio. In un momento così difficile, ho cercato racconti capaci di trasmettere ottimismo: storie di persone che, dopo una sconfitta, hanno trovato la forza di rialzarsi, trasformando il dolore in rinascita. Ci sono artisti, sportivi, personaggi noti e anche episodi personali. Un mosaico di umanità e coraggio”.
Sono quindi tutte storie vere?
“Assolutamente sì. Spesso sono storie note solo in parte o dmenticate, ma sempre autentiche. Il mio intento è stato quello di restituirle in modo emozionante, perché lavoro da sempre sulle emozioni. Il primo libro, Il mondo di Blas, conteneva 41 storie; questo nuovo volume ne raccoglie 47”.
Perché il titolo “Storie di ordinaria magia”?
“Mi piace il contrasto del titolo. Sono storie “ordinarie” perché possono accadere a chiunque, ma “magiche” per il modo in cui la vita riesce, all’improvviso, a sorprenderci e a cambiare prospettiva”.
Un grande lavoro di ricerca...
“Sì, enorme. Oggi è facile imbattersi in fake news o racconti inventati: verificare le fonti richiede tempo e attenzione. Ma è stato un viaggio bellissimo, che mi ha regalato grandi soddisfazioni. Da questo progetto è nato anche lo spettacolo teatrale”.
Cosa li offre la scrittura rispetto alla recitazione?
“È un nuovo modo di esprimermi. Sono abituato a emozionare e a emozionarmi con le parole degli altri; qui invece ho dovuto metterci le mie. Ma credo che per un artista il tempo delle scommesse non finisca mai. Come diceva Pavese, “per un artista è inconcepibile non sentirsi sempre all’inizio”. E questo, per me, è un nuovo inizio”.
Le Marche sono spesso presenti nel suo percorso artistico. Cosa ama di questa regione?
“Le adoro. Hanno una densità teatrale incredibile: ogni teatro è un piccolo gioiello, ho lavorato in tanti di loro. Venticinque anni fa fui protagonista di una produzione proprio al teatro romano a Piane di Falerone e rimasi incantato di tanta bellezza e delle bellezze in generale che sa sprigionare. Vedere alcuni teatri ancora chiusi dopo il terremoto fa male al cuore, ma è una terra autentica, non travolta dal turismo di massa, con borghi bellissimi e colline morbide. Ogni volta che torno, mi sento a casa”.