sulle due ruote attraverso la storia d’Italia
Un giorno della tarda primavera del 1209 (secondo alcuni del 1208) san Francesco uscì dalla Porta della Marca di Assisi per andare a predicare nella vicina regione che si stendeva tra l'Appennino e il mare Adriatico. Fu il suo primo viaggio "missionario" al di fuori dell'Umbria. Francesco aveva rinunciato pubblicamente alle ricchezze paterne davanti al vescovo di Assisi solo due anni prima, e per un certo tempo aveva trovato ospitalità e protezione a Gubbio, esercitando il suo apostolato (allora agli albori) nella campagne tra la città di S. Ubaldo e Assisi.
Francesco aveva allora circa 27 anni e condivideva la sua vita di povertà e letizia con soli tre compagni, tra i quali scelse frate Egidio per farsi accompagnare nel suo primo viaggio al di là dei monti. Probabile mèta di quella peregrinazione fu Fabriano, città molto simile ad Assisi per operosità e commerci. Una fonte francescana ci riferisce che i due compagni attiravano l'attenzione della gente cantando canzoni in francese, o meglio in provenzale, la lingua dei trovatori che il giovane Francesco aveva appreso accompagnando il padre nei suoi viaggi d'affari nel sud della Francia. Secondo la stessa fonte le prime predicazioni in terra di Marca di Francesco ed Egidio, che esortavano uomini e donne alla penitenza e all’umiltà, ebbero un’accoglienza assai tiepida, tanto che nessuno volle seguirli, e "le fanciulle, al solo vederli da lontano, scappavano spaventate, nella paura di restare affascinate dalla loro follia". Anche i bambini fuggivano al loro passaggio e gli allevatori, ritenendoli responsabili della moria del bestiame che stava allora imperversando, li allontanavano scagliando dei sassi contro di loro.
Benché non si conoscano esattamente gli itinerari di Francesco nel vasto territorio fabrianese in questa come in successive occasioni, sono attestati dei passaggi del santo presso l’eremo di S. Maria di Valdisasso presso Valleremita (dove sembra abbia trascorso più di un periodo) o sulla collina di Civita, presso la pieve di S. Maria, dove trovò conforto nel beato Ranieri, che sarebbe diventato suo confessore e seguace. Nello stesso anno di questo primo viaggio nella Marca, il 1209, papa Innocenzo III riconobbe a Francesco e ai suoi seguaci il diritto di fondare un nuovo ordine, che si sarebbe chiamato “dei Frati Minori”. A questo punto Francesco poteva costruire nuovi conventi contando su generosi donatori di terre e in alcuni casi, di piccole chiese. In questa chiave vanno visti, almeno in parte, i suoi successivi viaggi nella Marca.
Di una seconda peregrinazione di Francesco nella nostra regione si conoscono tre passaggi: nel citato eremo di Valdisasso, ad Apiro (in contrada Favete) e infine a Staffolo, dove fece scaturire una fonte di acqua prodigiosa (oggi Fonte di S. Francesco).
Tra le mete marchigiane di Francesco, quella che maggiormente attraeva il santo deve essere stata Ancona perché un pensiero costante dell’Assisiate fu, sin dalla sua “conversione”, di poter raggiungere la Terrasanta, “per predicare la fede e la penitenza ai Saraceni". Si era in piena età delle Crociate e Francesco sognava una conquista dei luoghi santi senza spargimento di sangue. Nel 1212 effettivamente si imbarcò ad Ancona, ma i venti sfavorevoli costrinsero la nave su cui viaggiava ad approdare sull’opposta sponda adriatica. Francesco fece ritorno ad Ancona con l’aiuto di un benefattore. Compì effettivamente il viaggio in Oriente narrato da tutti i suoi biografi nella tarda estate del 1219. Egli approdò a Damietta, in Egitto, dopo che la città era caduta in mano ai Crociati, e durante una tregua riuscì a farsi mandare dal Sultano per esortarlo alla pace, tentando una sorta di mediazione. Il Sultano lo ascoltò con rispetto e lo lasciò ripartire, ma dopo poco tempo interruppe la tregua ed inflisse una dura sconfitta ai Crociati. Sembra che il ritorno di Francesco in Italia sia avvenuto nel 1221 e che egli abbia ritrovato ad Ancona fra Paolo da Spoleto, che aveva incaricato alla partenza di occuparsi dei frati della Marca. I due presero la strada per Assisi, passando per Osimo e San Severino. La tradizione vuole che essi abbiano fatto sosta in quello che sarebbe diventato il convento di Forano (Appignano), cenobio famoso per la santità di molti frati che lo abitarono. Francesco e fra Paolo si fermarono anche a Colpersito di San Severino, sede di una comunità religiosa femminile, a cui il santo fece dono di una pecora, con la lana della quale le monache gli avrebbero confezionato una tonaca. Le fonti francescane menzionano anche una conversione, che sarebbe avvenuta proprio a San Severino ad opera di Francesco, di un famoso trovatore, Guglielmo da Lisciano, definito “il re dei versi”, il quale avrebbe assunto il nome di fra Pacifico.
Tommaso da Celano testimonia anche un passaggio di Francesco ad Ascoli, che si fa risalire al 1215 (prima, perciò, della “spedizione” in Oriente). Qui Francesco trovò ascolto tra la gente del luogo tanto che trenta fra chierici e laici vollero vestire il saio. Numerosi sono i luoghi riconducibili al primo francescanesimo nelle vicinanze di Ascoli – Appignano del Tronto, Offida, Castignano, Venarotta, Poggio Canoso (Rotella) – e nella stessa città, dove sorge ancor oggi la grande chiesa a lui dedicata. Una località fino a pochi anni fa marchigiana, toccata dal santo fu San Leo, dove ricevette dal nobile Orlando da Chiusi la donazione della terra su cui sarebbe sorto l’eremo della Verna.
Luogo carico di memorie francescane è Sarnano (nell’Alto Maceratese) il cui stemma – un serafino – è lo stesso dei Frati Minori. In territorio sarnanese si trovano diversi eremitaggi, legati alla prima fase dell’Ordine francescano, nonché conventi e chiese a lui intitolate: quelle di Roccabruna, Soffiano e Campanotico. Tradizioni locali vogliono Francesco pellegrino in questi luoghi. Nel Camerinese troviamo i conventi di Colfano, Pontelatrave e Muccia (patria del beato Rizzerio), le cui origini si fanno risalire a un passaggio dello stesso santo in questi luoghi.
Infine va ricordato che l’autore dell’ultima sezione dei Fioretti di san Francesco fu fra Ugolino da Montegiorgio, senza menzionare i tanti santi e beati francescani nati o vissuti in terra di Marca e le innumerevoli chiese intitolate a san Francesco in ogni comune della regione marchigiana, prova tangibile di una diffusissima devozione popolare che deve aver avuto origine proprio dai viaggi del santo di Assisi.
a cura di Pier Luigi Cavalieri