Camerata Picena sorge su un’altura di 125 m e può godere ancora oggi del nucleo originario del centro storico utilizzato già in epoca romana come attivo presidio militare a scopo difensivo, data la posizione strategica. Alcuni secoli più tardi, nel X e XI secolo, Camerata subì la lotta tra gli invasori saraceni e le truppe imperiali di Ludovico II.

Nel ‘200 il paesino, divenne possedimento del monastero cistercense benedettino di San Severo in Classe di Ravenna che concretizzò una forte ripresa economica della zona. Successivamente, Il 7 giugno 1309 la battaglia di Camerata, tra i fronti di Ancona e Jesi, diede ancora più prestigio alla posizione difensiva del paese. Solo nel XIX secolo, Camerata conquistò l’autonomia comunale.

Il centro storico di Camerata Picena, racchiuso attorno alle possenti mura castellane, comprende il castello, le grotte castellane e la chiesa parrocchiale.

Nella frazione Cassero, è sito lo splendido castello, costruito nel 1337 dal conte Toriglioni. Esso veniva a formare come una punta avanzata verso Jesi, quale vertice di un triangolo che aveva come base i due castelli dei Torriglioni al Cassero e dei Ferretti a Castelferretti già esistenti. La cinta fortificata ha andamento circolare, proprio per lo svilupparsi in una piccola altura, infatti,  la forma circolare del tracciato risultava la più consona.

Il perimetro murario è intercalato da torri rompitratta a pianta quadrata, delle quali è solo immediatamente apprezzabile quella dove si apre l'ingresso; esse sono poste in modo da essere in collegamento tra di loro e con le più distanti fortificazioni.

Delle quattro torri di rinfianco, che originariamente terminavano con la merlatura, quella orientata a nord-ovest conserva una troniera (feritoia) per bombarde di piccolo calibro. Anche se nelle altre torri superstiti non vi sono troniere visibili, è da credere che tutte le unità fortificate fossero attrezzate per il tiro con armi da fuoco.

Gli ampliamenti degli edifici che si ebbero tra la fine del Settecento ed i primi anni dell'Ottocento ad uso abitativo,  portarono a far appoggiare i muri perimetrali degli edifici sulle mura del castello, conglobando o distruggendo il parapetto e la merlatura. Di conseguenza, per garantire la stabilità alle strutture sovrapposte, si realizzarono poi quei contrafforti che oggi scandiscono la base delle mura.

La porta d'ingresso è rivolta a sud-est, in posizione anomala in quanto aperta verso l'esterno del territorio anconitano, cioè verso Jesi, mentre lo si aspetterebbe collocato sul lato opposto, in posizione defilata rispetto al presunto fronte d'attacco. In origine la porta era verosimilmente provvista di ponte levatoio e di recinto di fossato che ne rafforzava i pregi difensivi.

La presenza delle grotte nel sottosuolo di Camerata dovrebbe datarsi alla formazione dell'insediamento, rispondendo alla necessità di avere ambienti sicuri in cui rifugiarsi nei momenti di scorrerie od invasioni. Oltre agli scopi militari,  venivano utilizzate anche per conservare i cibi. Durante la seconda guerra mondiale furono utilizzate come dimora per gli sfollati, come rifugio per la popolazione durante il passaggio del fronte e anche come prigione per i soldati tedeschi catturati dagli alleati dopo la liberazione. Una parte delle grotte è stata recuperata recentemente e viene utilizzata come sottopassaggio pedonale per raggiungere la piazza e in particolari occasioni ospita mostre di pittura o scultura. Altre grotte sono diventate salette espositive, altre ancora per un periodo, taverna - ristorante. Il Comune ne ha recentemente acquisito un altro tratto che sarà ristrutturato, ed i locali potrebbero anche essere affittati ad uso commerciale.

La vecchia chiesa parrocchiale venne distrutta nel 1309 a seguito della battaglia di Camerata insieme al castello. Quando a partire dal 1389 il castello fu ricostruito, fu costruita anche una chiesa con campanile e campane. Questa chiesa, più volte restaurata, fu completamente ricostruita nel 1854. E' a forma rettangolare e dedicata alla Natività di Maria. La tela sull'abside, di autore ignoto, rappresenta proprio la Natività della Vergine, restaurata nel 2006, riporta ai lati le immagini di San Domenico e di Santa Caterina d’Alessandria patrona di Camerata. Questi due quadri erano posizionati nella pala, dove, con il restauro sono venuti alla luce ì due stemmi vescovili.  La pala originariamente era scorrevole, come un sipario, con il restauro è stata fissata.

Di notevole interesse un crocifisso  ligneo, rivestito di lamine d'oro e di globuli colorati, con in alto la figura dell'Eterno Padre e lo Spirito Santo raffigurato in forma di colomba. L'ispirazione di questa opera è di sicura provenienza: il quadro della Trinità del Masaccio (1401-1428) in Santa Maria Novella a Firenze (Brunelleschi), dove la Trinità è rigorosamente iscritta in un triangolo, figura che la rappresenta simbolicamente. Anche qui si ripropongono le tre figure: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, reali, concrete, all’interno di uno spazio ben definito dove le tre figure sono reali e concrete come il dogma stesso della Trinità. Sia il quadro della Natività che il crocifisso erano presenti nella prima chiesa del castello come risulta da un inventario dei beni della chiesa compilato dal pievano Carlo Orazi nel 1773.

Il centro storico di Camerata Picena proprio per le sue antiche origini e per quanto ancora è possibile scoprire del suo passato, è un luogo da gustare lentamente. Le antiche  e ben conservate mura castellane, le grotte, la chiesa apparentemente spoglia ma che custodisce invece autentici tesori. L'organo di questa chiesa, realizzato da Odoardo Cioccolani nel 1857, è stato restaurato dalla ditta Pinchi – Ars Organi e restituito alla collettività nel 2007. La tastiera, originale, è di 50 tasti (Do - Fa5 con la prima ottava corta ); copertine dei diatonici in bosso con frontalino tornito a chiocciola e cromatici in ebano con intarsio. La pedaliera è originale a leggio con la prima ottava corta e 15 pedali (Do1 – Fa2 + tamburo). I registri sono azionati  da 17 pomelli a tiro e disposti in doppia colonna) costituiscono elementi di grande interesse artistico culturale per un visitatore attento ed alla ricerca dell’autenticità del nostro passato.

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