Teatro e Danza
dal  10 Ottobre
al  13 Ottobre
giovedì e venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17
Teatro Rossini Pesaro (PU)0721.387621www.teatridipesaro.it\

Descrizione

Succede con i libri come con le persone, gli incontri non sono programmabili. Così è accaduto con Mephisto, romanzo di una carriera di Klaus Mann. Si è presentato tanto inaspettatamente quanto potentemente. Forse per il periodo storico in cui è immerso, la Germania che si prepara alla Seconda guerra mondiale, o forse perché costringe a fare i conti con le debolezze, le ambizioni, i compromessi in cui, a volte, ci si ritrova coinvolti malgrado tutto, anche malgrado noi stessi.
In Mephisto coesistono due storie, una è la storia nel romanzo, quella orizzontale, la fabula; l'altra è la storia del romanzo, tra infinite censure politiche e processi decennali. Ed entrambe hanno un che di eccezionale.
 
La storia nel romanzo racconta l'irresistibile ascesa di un attore, Hendrik Hoefgen, che nella Germania del periodo nazista accetta di compromettersi con il regime, pur partendo da posizioni ideologiche opposte a quelle del nazionalsocialismo, per soddisfare il proprio ego artistico, o per semplice ambizione, forse. Anche se a ben pensarci è tutt'altro che corretto dire “accetta di compromettersi”: il suo, infatti, sembra essere un più umano, terribile e inconsapevole scivolare tra le braccia dell'orrore, un orrore che ha le fattezze del nazismo. La parabola di Hoefgen infatti non sembra essere quella dell'arrivista che progetta passo dopo passo il proprio successo, ma quella di un uomo debole, che non riesce a pronunciare il “preferire di no” di melvilliana memoria, che non riesce a fermarsi quell'istante prima di oltrepassare la soglia della decenza. E al di là della soglia, ad aspettare e accogliere, spiccano, nitide, le sagome di Hitler, di Goering, di Goebbels.
Una delle scene del romanzo in questo senso più emblematiche è quella in cui il protagonista, Hendrik Hoefgen, stringe la mano a Göring durante l'intervallo del Faust di Goethe, in cui interpreta il ruolo di Mefistofele. In questa scena, ripresa con tecnica cinematografica da Mann, i due personaggi, sul palchetto reale, sono ben visibili al pubblico che assiste alla recita, in una sorta di grandioso intermezzo durante l'intervallo, ma nessuno riesce a percepire cosa si dicano. Si vedono solo le labbra rosso sangue, tremanti dall'emozione, dell'attore/personaggio e la grassa mano del gerarca nazista. Per un istante, in un colpo di genio dell'autore, più che congratularsi con l'attore per la riuscita interpretazione, sembra quasi che il semidio del Terzo Reich, Göring, stia stringendo un patto di sangue con Mefistofele in persona. Solo a questo punto Klaus Mann entra nelle mente di Hendrik/Mephisto e ne svela gli inconfessabili pensieri: “Ora sono infangato - questo sentiva Hendrik sconcertato -. Ora ho una macchia sulla mia mano, non riuscirò mai più a farla scomparire... Ora sono venduto... Adesso sono segnato”.
 
La storia del romanzo è invece la storia di un libro scritto nel 1936 e delle rocambolesche, assurde e tragiche vicende che ha attraversato per giungere alla pubblicazione. Vicende strettamente legate alla biografia del suo autore, Klaus Mann (figlio del premio Nobel Thomas Mann, cotanto padre), omosessuale dichiarato, esule in Francia e Olanda per sfuggire dal nazismo, sia per le sue idee politiche che per l'orientamento sessuale, e morto suicida nel 1949.
La prima pubblicazione del romanzo avviene nel 1956, e questo ritardo (ben 20 anni) rispetto al tempo della sua stesura è facilmente comprensibile con la situazione politica tedesca dell'epoca, che certamente non era congeniale all'autore. Del tutto diverse sono le ragioni per cui fu molto complesso pubblicare il romanzo fino al 1971. In questo secondo caso ci si muove in una zona molto più scivolosa, che si colloca tra la commedia di costume e una sorta di autofiction involontaria. Accade che Peter Gorski, figlio adottivo del protagonista del romanzo, l'attore teatrale Gustaf Gründgens (l'Hendrik Hoefgen del romanzo), da cui Mann ha tratto ispirazione per la sua opera, nonché cognato di Klaus Mann per aver sposato sua sorella Erika, si oppone alla pubblicazione del romanzo ritenendolo lesivo all'immagine e alla memoria del padre, che in realtà si scoprirà essere l'amante da cui solo successivamente è stato adottato. Grazie a un'invidiabile capacità camaleontica, Gründgens riuscì non solo a sopravvivere egregiamente alla caduta del nazismo, a cui doveva l'invidiabile ascesa, ma addirittura riuscì a ricollocarsi fino a diventare uno degli uomini di cultura più illustri della Germania post bellica. E proprio per questo sia gli editori che i giudici, di quello che è stato uno dei processi letterari più importanti e controversi del '900, hanno preferito difendere la memoria dell'attore Gründgens, che quella dell'autore Mann. Potrei dire che non solo il personaggio è sopravvissuto al proprio autore, e questo fa parte della storia dei grandi personaggi della grande letteratura mondiale, ma anche e soprattutto, e qui sta il colpo di genio, che ci troviamo di fronte a un personaggio protagonista che arriva a opporsi alla pubblicazione del suo romanzo. Se non è Mephisto (felico) questo, manca davvero molto poco.

di Klaus Mann
adattamento Andrea Baracco e Maria Teresa Berardelli
interpreti Ian Gualdani, Woody Neri, Anahì Traversi, Giuliana Vigogna
voce dell’autore e voce di Amleto Lino Musella
regia Andrea Baracco
ideazione scene e costumi Marta Crisolini Malatesta, Francesca Tunno
suoni e musiche Giacomo Vezzani
video Luca Brinchi e Daniele Spanò
disegno luci Orlando Bolgnesi
si ringrazia per la collaborazione la Compagnia Mauri Sturno
produzione MAT-Movimenti Artistici Trasversali
con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana e Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca
in collaborazione con Fondazione Festival Pucciniano
con il patrocinio del Comune di Viareggio
 

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