Teatro e Danza
09 Giugno ore 21Teatro Sperimentale Pesaro (PU)071.2072439www.amatmarche.net

Descrizione

Una casa nel bosco, un bosco che allo stesso tempo esiste e non esiste, non esattamente. E come potrebbe essere altrimenti? È circondata da vegetazione, ombre e creature, la casa. È certo il luogo reale dove è ambientata la vicenda. Un luogo tuttavia affetto da una curiosa, cinguettante inquietudine, le cui pareti trasparenti riflettono la natura straordinaria di ogni circostanza.
 
Animali Notturni ha un impianto classico, si potrebbe dire. Una trama e un trauma lo sorreggono. Una famiglia lo abita. Una riunione familiare (imprevista e accidentale) vi accade. E come potrebbe essere altrimenti? Tutto dunque si tiene e si aggrappa - apparentemente - agli eventi per liberare un qualcosa in elementi non ordinari che entrano lentamente nell’ambiente e nell’ordito della stessa scrittura.
 
Le figure dell’intreccio sono due fratelli, una sorella prematuramente scomparsa e un’ospite. Ma chi è il vero protagonista? I fratelli? La sorella morta, studiosa di volatili, di cui la casa brulica? La giovane fidanzata ornitofobica di uno dei due? O gli uccelli? O qulcun altro?
 
Il motivo per cui Tomas - in apparenza pragmatico e a sorpresa spaventato - decida di festeggiare il compleanno della fidanzata in una casa piena di uccelli impagliati e che ospita più morti che vivi, è per il momento oscuro anche a lui. I motivi per cui Lucas abbia deciso di vivere in una casa piena di uccelli impagliati e che ospita più morti che vivi, poco dopo la scomparsa della gemella, sono molteplici, e per il momento oscuri anche a lui. Accanto c’è e non c’è Matilde, che in un modo o nell’altro, selvatica e dolente, ancora abita le fresche e avventurose estati della casa d’infanzia. E Sara? Sara è un uccellino, ma forse anche l’albero tra le cui fronde l’uccellino si nasconde, e compie gli anni il giorno dopo. In mezzo a loro gli animali - nascosti e invisibili - come i rimossi, i segreti, i desideri e i ricordi.
 
Animali notturni racconta di presenze e di assenze, di umani (morti e vivi) e di animali (vivi e morti). Parla di coppie; coppie di fratelli, coppie di gemelli, coppie di fidanzati. Di due donne - un paio si potrebbe dire - che trovano un modo non convenzionale di comunicare. Parla dunque di cose doppie e ambigue, delle conseguenze del credere ai fantasmi e di quelle del non credere a niente che non si possa toccare. Parla di sguardi discordi nel dare senso al mondo, alle relazioni e alle perdite. E soprattutto di cosa c’è nel mezzo, sulla sottile linea di confine. Un terzo (quarto, quinto, sesto, infinito) orizzonte, non in conflitto e non in armonia, non così distante e non così vicino. Un femminile non prevedibile e non troppo rassicurante, che manifesta un altro carattere nel guardare la vita e la morte, il tempo e tutte le cose.
 
In questo singolare esercizio notturno tra i fantasmi e le paure che ci costituiscono, c’è qualcun(altro) che sembra scrivere la storia, nascosto nel bosco. Prova a descrivere l’ambiente in cui la storia avviene. O la immagina, stando in ascolto. Perché questo qualcuno vive degli ambienti. Più che tra gli uomini. O meglio vede gli uomini attraverso luci, umori, materie e rumori, e accanto gli animali (notturni) che vi abitano.
 
La casa stessa così è un ambiente, non dichiara la propria struttura architettonica (di ferro, fango e mattoni), piuttosto manifesta la natura (non familiare ed estranea) in cui è immersa. Una casa organica che ha trattenuto pochi resti: un tratto di finestra arrugginita, la cornice biancastra di una porta, un lungo tavolo di noce pieno di conserve e libri. Scricchiola la casa, a tratti parla, è fatta di intrighi e di tranelli. E sembrano cinguettare anche gli uccelli impagliati di cui è piena: il merlo nero dal becco giallo, il fringuello azzurro, quello arancione, il cardellino dalla faccia rossa. L’assiolo, un rapace notturno.
 
La vetrata - solida e trasparente - in stato di quiete, mostra solo vapore di condensa e gocce di rugiada. Quando la superficie si anima lascia che si affaccino, come fantasmi fra i corpi degli attori, corpi di uccelli in movimento. E con loro, altre creature. Voli in picchiata, artigli che si allargano, coleotteri, cespugli di aceri, un grande pino silvestre. Due piccole volpi? Un’orsa, forse. Ologrammi proiettati con l’illusione di un 3D. Figure iper-realistiche di cui nel testo - apparentemente - sono rimasti solo i versi. Dalla membrana sbatte anche la luce che inclina mentre il tempo scorre sul bosco, ombroso e umido, mentre gli animali notturni la oltrepassano per appoggiarsi, fuori dalla storia, sulle nostre spalle.

di Rosalinda Conti
un progetto de lacasadargilla
regia Lisa Ferlazzo Natoli, Alessandro Ferroni
con Emiliano Masala, Petra Valentini, Francesco Villano
luci Omar Scala
immagini Maddalena Parise
paesaggi sonori e spazio scenico Alessandro Ferroni
costumi Anna Missaglia
suono Pasquale Citera
coordinamento artistico al progetto Alice Palazzi
 
 

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