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10 Luglio ore 21.30Piazza Castello Grottazzolina (FM)334.6079689www.comune.grottazzolina.fm.it
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Descrizione

Prosegue il viaggio del Festival Storie tra i borghi delle Marche e giovedì 10 luglio approda a Grottazzolina (piazza Castello, ore 21.30, ingresso libero) con un appuntamento inedito tutto da vivere: “Salottino del Musical”, un dialogo intimo, sotto le stelle, tra l’attore Giampiero Ingrassia e Saverio Marconi, pioniere del musical in Italia e direttore artistico del Festival Storie insieme a Manu Latini. A condurre l’incontro sarà la giornalista Chiara Fermani. Per l’occasione, maestro e allievo si racconteranno al pubblico, ripercorrendo una carriera condivisa tra palcoscenico, debutti, successi e passione per il teatro. Figlio dell’indimenticabile Ciccio Ingrassia, Giampiero ha costruito una carriera autonoma e solida, lavorando con nomi come Gigi Proietti, Luca Zingaretti, Lorella Cuccarini, Nicola Piovani e Giorgio Albertazzi, e dividendosi tra teatro, tv e musical.
 
Ingrassia, lei ha attraversato teatro, musical, tv e cinema: cosa ha trovato in più nel musical?
 
“Il musical è la forma di spettacolo più scintillante, quasi un concerto. La preparazione e l’organizzazione sono decisamente più complesse rispetto a uno spettacolo di prosa. Io nasco come attore, non come performer, anche se già negli anni ’80 Gigi Proietti voleva che sapessimo cantare e muoverci sul palco. Alternando prosa e musical ti rendi conto che la preparazione è molto più lunga e impegnativa: se sei il protagonista, devi cantare, ballare e recitare per almeno due ore. Chi fa musical è più “fanatico”, ma anche per questo lo trovo più divertente”.
 
Il sodalizio con Saverio Marconi è ormai storico. C’è un aneddoto che racconta bene il vostro rapporto umano e artistico?
 
“Con Saverio c’è un affetto profondo. “La piccola bottega degli orrori” è stato il primo musical per entrambi, alla fine degli anni ’80. Lui ha portato il musical in Italia quando ancora nessuno sapeva cosa fosse: gli va riconosciuto un grande merito. Per me artisticamente è stato una figura paterna, un pioniere. Con Saverio ho fatto gli spettacoli più importanti della mia carriera: La piccola bottega, Frankenstein Junior, Cabaret, Grease, Big Fish. Siamo cresciuti insieme nel musical. Quando iniziò con la Compagnia della Rancia, tutto era molto artigianale. Ci stupivamo di tutto! Oggi abbiamo perso un po’ della curiosità, della voglia di capire i meccanismi dietro le quinte, come si faceva muovere un pupazzo, ad esempio, ma è il progresso”.
 
Qual è stato lo spettacolo più emozionante e quello che l’ha divertita di più?
 
“Divertito sicuramente Frankenstein Junior: un cult del cinema, un cast meraviglioso, tutti attori con grande esperienza. I più emozionanti? Cabaret e Big Fish”.
 
Lei è figlio d’arte, ma ha costruito una carriera con un’identità ben definita. C’è stato un momento in cui ha sentito di essere diventato Giampiero e non più il figlio di Ciccio Ingrassia?
 
“Fin dall’inizio. Sono partito in quarta costruendomi un mio percorso, come fanno molti figli d’arte. Non ho mai vissuto la carriera di mio padre né come un peso né come un vantaggio. Certo, c’era curiosità intorno a me, ma non l’ho mai percepita come un problema”.
 
Le Marche, grazie a Saverio Marconi e alla Compagnia della Rancia, sono la casa del musical italiano. Cosa rappresenta per lei questa regione, artisticamente e affettivamente?
 
“Faccio spesso tournée nelle Marche e ci vado in vacanza, soprattutto a San Benedetto del Tronto. Amo questa regione: c’è grande attenzione per il teatro, un pubblico caloroso, si mangia benissimo. Una terra che sento davvero vicina”.
 
Progetti futuri?
 
“In ottobre farò Liolà, riprenderò La strana coppia con Gianluca Guidi e Ti ho sposato per allegria. A fine stagione debutterò con Ciò che vide il maggiordomo. Quest’anno sarà tutto prosa. Il musical? Ora è per i giovani”.
 

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