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Benvenuti a Servigliano, a 216m s.l.m., è la “città ideale” non solo per l’aspetto architettonico neoclassico settecentesco, armonico e geometricamente ordinato, ma soprattutto per l’accoglienza che i serviglianesi sanno da sempre riservare a chiunque voglia visitarla. In una posizione baricentrica, a destra del fiume Tenna, Servigliano, anche definito come “il Piano degli Appennini”, sembra essere un paese planato dal cielo, con gli edifici tutti della stessa altezza (non oltre i 7,5 m) e le vie cittadine, nessuna cieca (da un lato entri e dall’altro esci).

Una volta conosciuta Servigliano diventa impossibile non frequentarla abitudinariamente: l’alto livello di qualità di vita supportato dalla grande ospitalità del popolo serviglianese, instaura un legame tra il cittadino ed il visitatore che non smette mai di appagare quelli che sono i bisogni umani, civili, sociali, religiosi e culturali. In questa cittadella della media valle del Tenna, è ancora possibile mangiare i prodotti sani coltivati dalla propria terra, respirare aria incontaminata, godersi gli spazi aperti in sicurezza, stringere relazioni autentiche. In questo luogo in cui è ancora vivo il profumo della storia, chiunque è libero di essere se stesso.

Simbolo di Servigliano da sempre è la sua piazza, che un tempo accoglieva mercanti da ogni dove durante la fiera denominata “de lu pià” e che oggi sa essere non un luogo da cui si parte, ma un salotto in cui restare. Un “centro commerciale naturale” in cui sapienti artigiani, negozianti professionali e cordiali gestori delle attività ricettive mettono al servizio di tutti gli avventori le eccellenze del proprio territorio e della propria tradizione. “Servigliano ragiona con la testa della grande città ed il cuore del piccolo paese”.

Già rinomata località per la valida offerta di iniziative e manifestazioni storico-culturali ed enogastronomiche, negli ultimi anni ha saputo incrementare l’interesse dei forestieri e l’affluenza del pubblico creando un programma di appuntamenti qualitativamente e quantitativamente incredibile. Tutto ciò grazie al lavoro in sinergia tra l’amministrazione comunale, la Pro Loco, le associazioni di volontariato, dunque tra tutti i serviglianesi che oltre a spendersi per la buona riuscita di un evento hanno saputo “fare rete”, creando un sistema di ospitalità per date non più isolate ma concomitanti. Arrivederci dunque a Servigliano, tutto l’anno.

(Maurizio Marinozzi)

In onore di Clemente XIV, che attraverso un Chirografo (atto autografo) ne decretò la nascita, Servigliano prese il nome di Castel Clementino e rappresenta uno dei più significativi esempi di città di fondazione realizzati in Italia verso la fine del Settecento. La sua organizzazione planimetrica basata su una geometria elementare, un quadrato quasi perfetto, lo ha fatto paragonare dai rari studiosi che se ne sono occupati a quei modelli di città ideale elaborati dalla trattatistica cinquecentesca.

Con un geometrico assetto viario quadrangolare, confluente in piazza Roma, il castello ripete il sistema romano di decumani e cardi, aprendo al visitatore scorci suggestivi, ravvivati dalle calde tonalità del laterizio. Vi si può accedere dalle tre porte d’ingresso collocate sui lati nord, ovest e sud: rispettivamente Porta Clementina e Porta Pia, che iscrivono il cardo (strada principale), e Porta Santo Spirito o Porta di Amandola, che accede al Corso Vecchiotti ovvero a quello che corrisponderebbe al decumano. Le tre porte vengono anche dette Porta Marina, Porta Navarra e Porta Santo Spirito, portano cioè i nomi delle contrade che si contendono il palio durante la “Giostra dell’Anello”, come da programma del “Torneo Cavalleresco”.

Delimitato esternamente dalle abitazioni a schiera degli artigiani, all’interno del quadrilatero scopriamo edifici gentilizi e monumenti degni di sosta. Anzitutto ci fermiamo davanti alla Collegiata di S. Marco ed alla sua imponente facciata neoclassica, con mattoni a faccia vista di color cupreo, a tre navate ed ornata con triglifi, stemmi e maschere di color bianco; accediamo poi al suo interno, nella sua unica navata, per ammirarne i capitelli corinzi, un abside semicircolare, i numerosi altari, ed i sei archi-cappelle parietali con dipinti e sculture pregevoli ed importanti risalenti ai sec. XIV, XVII e XVIII.  All’esterno invece troviamo la Torre Campanaria in cui vennero installate le campane provenienti dalla Parrocchia di San Marco di Servigliano Vecchio, e gli spazi laterali, che sono adibiti a sagrestie, ricreatorio, abitazioni parrocchiali e sale aperte ad uso della vita comunitaria. Proseguiamo con i palazzi del centro storico: il Palazzo Pubblico, con fronte porticato sulla piazza e cortile interno porticato, su due piani in cui si trova un ambiente destinato al teatro; lo storico Palazzo Navarra ed il pregevole Palazzo Filoni-Vecchiotti (vincolato dalla Soprintendenza della Regione Marche nel 1992). Attorno a questi vi sono le Case Borghesi: abitazioni a tre piani, con cornici marcapiano e lesene angolari, destinate ai ceti intermedi.

Un cenno a parte merita la chiesa di Santa Maria del Piano, che si trova esternamente al perimetro urbano, è preesistente alla fondazione di Castel Clementino, ed al centro del “borgo” venne ristrutturata nella metà del ‘700. Essa conserva opere in legno di assoluto rilievo (statua policroma dell’Assunta, del sec. XV; un Crocifisso cinquecentesco di provenienza veneziana; il coro in olmo e gli scaffali della sacrestia in noce piena, del ‘700) oltre a svariati affreschi di epoche diverse. Ad essa in posizione attigua vi è il convento dei Frati Minori Osservanti: un edificio a due piani con chiostro, situato presso il fiume Tenna, lungo la strada che da Fermo conduce ad Amandola, e che dal 1883 venne adibito a scuola pubblica ed asilo d’infanzia, ed in seguito ad ospedale e a caserma dei Carabinieri. Nelle contrade inoltre permangono le chiesine plurisecolari, come al Monte di Paese Vecchio il tempietto con l’affresco del sec. XVI, la Chiesa di S. Maria delle Piagge, ecc. E nei giardini pubblici invece troviamo il Monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale ad opera del Saponaro, e realizzato dalla fonderia Battaglia di Milano nel 1922.

(Mariateresa Ferroni)

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