Moresco vi affascinerà con la sua bellezza, con i suoi scenari, le sue torri, i suoi angoli medioevali e i suoi capolavori, proprio per questo è uno dei borghi più belli d'Italia, l’unico del Fermano.

A 405 mt. s.l.m., 10 km dal mare e 30 km dal parco Nazionale dei Monti Sibillini, Moresco, che ancora conserva la struttura originale dell’antico castello, come pochi altri, è intriso di beni storici e culturali unici ed esemplari dentro e fuori le mura: le torri, gli edifici storici e le chiese dislocate in cui sono conservate prestigiose opere d’arte, costituiscono tappe fondamentali per la scoperta delle sue ricchezze ben conservate e custodite. Tutto intorno poi si estende il manto verde ricco di vegetazioni, che dalla collina scende a valle dando vita ad uno scenario agreste meravigliosamente incontaminato.

Andiamo sicuramente fieri della nostra bellezza che è il punto di forza, ma siamo altrettanto orgogliosi della nostra identità e delle nostre tradizioni; siamo una popolazione capace, ingegnosa e piena di risorse, l’abbiamo dimostrato nel corso della storia e continueremo a dimostralo, perché lo spirito libero e la voglia di fare sono fortemente radicati nel DNA dei moreschini.

Ma non di solo spirito vive l’uomo, per questo la campagna di Moresco offre tante prelibatezze a cominciare dalla frutta, dai vigneti, dagli uliveti e dai campi di ortaggi che garantiscono una ricca raccolta di prodotti naturali e biologici tale da caratterizzare l’attività economica moreschina, insieme alle aziende agroalimentari di carni e formaggi ed alle aziende florovivaistiche. Il settore delle attività ricettive è quello che si sta sviluppando sempre di più grazie all’attenzione e alla cura dei gestori di bar, ristoranti, osterie e agriturismi nei confronti degli avventori che restano immancabilmente deliziati dal paesaggio e dalle tipicità culinarie, acquistabili in ogni momento. Nell’arco dell’anno, soprattutto in estate, diverse sono le occasioni di festa per lasciarsi incantare dal fascino di Moresco, la meraviglia della Valdaso.

Amato Mercuri

 

Un antico borgo, oltre il tempo e lo spazio

L’origine del significato del nome del paese, Moresco, non è unica, ma certo è che nonostante sia stato eretto a difesa delle aggressioni dei barbari mussulmani già nel V-VI secolo, il nome non dipende dall’appellativo degli invasori “Mori”, poiché questo termine venne usato solo secoli più tardi rispetto alla nascita del castello stesso. Comunque sia, la derivazione del nome potrebbe far riferimento al casato di un signore locale (Morico) o di una famiglia (Mori), ma più probabilmente si fa risalire alla conformazione fisica del luogo: in dialetto con la parola morrecine s’intende un mucchio di pietre, quelle che caratterizzano questo territorio (dette more o morene) e sulle quali poggia la fortezza.

La presenza degli insediamenti in età romana nel Castrum Morisci è testimoniata da resti, conservati nel Museo Archeologico della vicina Monterubbiano, delle ville rustiche, dei tratti di fondazioni e pavimenti. Nel corso dell’Alto Medioevo, a seguito delle invasioni e distruzioni che arrivavano dalla costa, anche Moresco, come tutti gli altri incasati vicini al litorale adriatico, fu coinvolto nel processo dell’incastellamento, ovverosia nella trasformazione dei piccoli e sparsi abitati in nuove forme di habitat più compatte e organizzate, quindi anche più sicure.

La nascita dell’attuale castello si fa risalire all’XI-XII secolo. Da questo momento in avanti Moresco, con la sua gente, cercherà vividamente e con forte determinazione di liberarsi da ogni soggezione istituzionale per rendersi comune autonomo, riuscendo ad affrancarsi dai vincoli feudali nel Cinquecento. Durante questo periodo Moresco, che visse un secolo di grande splendore artistico, riuscì a migliorare la situazione delle campagne che sotto l’autorità pontificio-fermana diventarono sempre più sicure e meglio gestibili. Il territorio rurale limitrofo cominciò allora a ripopolarsi facendo registrare un incremento della produzione agricola a seguito anche di un altro fenomeno tipico di quel tempo, quello dell’appoderamento: i coltivatori si stabilizzarono e andarono a vivere con le loro famiglie presso nuove numerose abitazioni campestri, le quali, soprattutto quelle più ricche, furono corredate di “palombare” (torri annesse alle abitazioni in cui allevare piccioni e colombi per usarne il loro concime naturale e proteggere le colture pregiate, come aranci e limoni).

Nei secoli successivi Moresco fu coinvolto nei disordini e riassetti politici legati alla città e il territorio di Fermo, conquistando e perdendo più volte la propria indipendenza senza mai rinunciare però al desiderio di autonomia. Riuscì definitivamente a conquistarla nel XX secolo separandosi da Monterubbiano di cui era frazione dall’Unità d’Italia. Con regio decreto, dunque, dal 1910 Moresco divenne comune autonomo.

Il Cinquecento per Moresco, come già sottolineato, fu un secolo positivo in cui il comune si arricchì di beni culturali, chiese ed opere d’arte, che ancora oggi sono ben conservati e si possono ammirare, come se il tempo non fosse mai trascorso. Il Castello di Moresco è completamente cinto di mura e ha forma triangolare con al vertice un torrione eptagonale del XII secolo. La Torre eptagonale, alta 25 metri, oltre ad offrire lo stupendo panorama circostante, è utilizzata, soprattutto in estate, come struttura museale-espositiva. Un’altra torre, minore, detta Torre dell’orologio, scandisce ancora il tempo nel borgo e nelle campagne grazie alle sue antiche campane. Segue la porta di accesso al paese affiancata da un elegante portico cinquecentesco (già navata sinistra della Chiesa di S. Maria in Castro, demolita agli inizi dell’‘800 perché giudicata insalubre). La torre-portaia ospita la Fototeca Comunale: un racconto fotografico sulla storia del paese. Tre vie parallele convergono nella Piazza del Castello, piazzetta dell’antico “castrum”, separando gli isolati in modeste case a schiera: un piccolo scrigno di affreschi ed edifici antichi perfettamente conservati che diventa location d’eccezione per spettacoli e feste che si svolgono nei mesi più caldi. Il Palazzo Comunale, che funge anche da Piccola Pinacoteca, conserva opere provenienti da chiese e collezioni private, prima fra tutte una grande pala d’altare di Vincenzo Pagani (pittore monterubbianese del 1500). Le chiese a Moresco sono quasi tutte fuori le mura, anche quella patronale, la Chiesa dei santi Lorenzo e Nicolò (XVIII-XIX secolo), che sorge alle porte del borgo e conserva sullo sfondo dell’altare una rappresentazione di una veduta di Moresco, così come appariva nel XVIII secolo.

Particolarmente interessanti sono poi la Chiesa della Madonna dell'Olmo, meta della rituale scampagnata che ogni anno raduna numerosi fedeli e che protegge al suo interno un’edicola votiva affrescata dal Pagani; la Chiesa di San Lorenzo, costruita in un’area di grande interesse paesaggistico per cui vale la pena andare a visitarla; ed il Santuario della Madonna della Salute, molto venerata dalla popolazione, che fu edificato tra il primo ed il secondo conflitto mondiale e che è meta di una processione notturna che ogni anno raggiunge il castello e ne attraversa i vicoli.

All’estremo est del centro abitato, poco al di fuori della cinta muraria, al lato di quella che anticamente era l’unica strada diretta verso il contado e la costa, vi è l’ex Chiesa di Santa Sofia con la sua austera facciata, che oggi ospita il Teatrino Comunale inaugurato nel 2005 con circa 60 posti a sedere.

Mariateresa Ferroni

 

 

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