A Servigliano c’è qualcosa che non si vede, ma si sente. È una specie di battito, una vibrazione che passa sotto i piedi, tra le mura, nelle parole di chi ti saluta per strada. È il Torneo Cavalleresco di Castel Clementino. Ma qui nessuno lo chiama così, con distacco. Qui è: la Giostra dell’anello, il Palio o, impropriamente, la Quintana. Perché non è un evento, è un'identità. Ogni estate succede qualcosa che non si può spiegare soltanto con parole. Le strade sembrano respirare, le case ascoltano, le pietre dei vicoli si scaldano sotto un’energia invisibile, antica.
Dal 1969 il paese si veste di storia, ma non è solo una rievocazione. È una specie di rito collettivo. Una promessa che si rinnova. Ogni anno, ogni volta, con la stessa intensità, con la stessa emozione. Ma in fondo, il Torneo Cavalleresco non comincia nel 1969. La sua anima, come tutte le cose vere, è molto più antica. Risale al 1450, a quando la cavalleria era valore, a quando l’onore e la lealtà si misuravano lancia in resta, occhi negli occhi, tra polvere e applausi.
Oggi si sfida il tempo con la memoria. Si ricrea quel mondo cavalleresco non per gioco, ma per onore. E il risultato è qualcosa che va oltre la rievocazione storica: è un'identità condivisa, un’appartenenza che si rinnova, una promessa collettiva che dura da generazioni.
A Servigliano questa storia non è rimasta nei libri. È uscita dalle pagine, ha attraversato i secoli, ed è tornata a vivere. Non è stata mai dimenticata. Come un fiume sotterraneo, ha continuato a scorrere, finché un giorno ha deciso di riaffiorare, e da allora non si è più fermata.
Ogni estate, qualcosa cambia nel paese. Le finestre si colorano, i bambini imparano i nomi dei rioni prima ancora di imparare a scrivere. Cinque cuori che battono nello stesso petto: San Marco, Porta Marina, Porta Navarra, Porta Santo Spirito e Paese Vecchio. Ogni rione ha la sua anima, la sua gente, la sua voce. Ma tutti insieme formano un’unica grande famiglia, capace di dividersi seguendo i codici cavalleresco del XV secolo, ma unirsi per esistere.
Perché il Torneo Cavalleresco di Castel Clementino non è fatto solo di Cavalli e Cavalieri, Dame e Papesse. È fatto di mani che cuciono, di tamburi che martellano l’aria, di bandiere che danzano nel cielo, di giovani che si allenano nei cortili, nei campi, nelle piazze. È fatto di cene rionali, di discussioni accese e pacificazioni sincere. È fatto di generazioni che si passano il testimone come fosse un sacro fuoco: tu adesso suoni, io l’anno prossimo ti insegno a sbandierare.
Un codice non scritto, eppure chiarissimo: qui, nessuno è mai davvero fuori dal Torneo Cavalleresco.
Ci sono anni in cui si è al centro della scena, altri in cui si lavora dietro le quinte, e altri ancora in cui si osserva da lontano, con il cuore che batte come fosse il primo giorno. Ma in qualunque fase della vita, una cosa è certa: la Giostra dell’anello ti appartiene. E tu appartieni a lei.
I giorni della sfida sono attesi come feste solenni. I rioni si preparano mesi prima. C’è chi cura la parata, chi segue la scuderia, chi stende bandiere, chi si occupa delle prove, chi scrive, chi coordina, chi incita. Ogni ruolo è importante. Ogni voce conta. Il campo di gara si trasforma in un'arena dell’onore, ma anche in una culla di emozioni. Perché quando il cavaliere entra al galoppo, non porta solo i colori del rione. Porta l’anima di centinaia di persone. Porta gioie, speranze, lacrime, ricordi.
Gli anziani guardano e ricordano. I giovani sognano di essere là, un giorno. I bambini assorbono tutto, come spugne: gli odori, i suoni, l’orgoglio, l’attesa. E un giorno, quasi senza accorgersene, saranno loro a prendersene cura.
Così il Torneo Cavalleresco è diventato un patrimonio vivente. Non c’è bisogno che qualcuno lo protegga con una legge, perché a proteggerlo ci pensa ogni singolo abitante. Tutti, in qualche modo, lo difendono, lo nutrono, lo raccontano. E questo è il suo segreto: non è fermo, non è nostalgico. È vivo. È raro trovare una manifestazione storica così longeva (mai uno stop, neppure nelle incerte stagioni della pandemia da covid), così partecipata, così profondamente amata. Ma a Servigliano non ci si sorprende. Perché qui il Torneo Cavalleresco non è un appuntamento: è un modo di vivere; è una radice che cresce verso il futuro. Una tradizione che non pesa, ma che spinge in avanti. Un legame che non chiede nulla, se non rispetto. E che in cambio, ti accompagna per tutta la vita.
Ciò che rende il Torneo Cavalleresco uno dei più seguiti d’Italia non è solo la bellezza della manifestazione, ma la sua verità. Nulla è artificiale. Tutto è autentico: la passione, il lavoro, le rivalità sane, la fatica e l’amore. È raro, oggi, vedere una comunità così viva intorno a una tradizione. È raro, ma a Servigliano è normale. Perché qui il Palio non è un evento. È un modo di vivere. (Fabio Paci)
PROGRAMMA
Venerdì 8 agosto giornata d’avvio della manifestazione: alle ore 20 l’apertura delle taverne rionali, disposte negli angoli caratteristici del centro storico; alle 21.30 lo spettacolo “Rimedioevo”.
Sabato 9 agosto, alle 21.30, Piazza Roma ospiterà la Gara Alfieri e Musici, valutata quest’anno da una giuria d’eccezione composta dai rappresentanti dei Sestieri della Quintana di Ascoli Piceno. Domenica 10 agosto, sempre alle 21.30, spazio allo spettacolo “Creed”, a cura della compagnia I Mercenari d’Oriente.
Lunedì 11 agosto, alle 21.30, torna l’Antica Fiera Arti e Mestieri, evento organizzato dalla Pro Loco con ambientazioni d’epoca ed espositori artigianali.
Martedì 12 agosto, alle 21.30, il testimone passa alla goliardia con i Giochi popolari tra rioni, tra cui l’ormai celebre taglio del tronco e il tiro alla fune.
Mercoledì 13 agosto, sarà di scena “La Magia del Palio”, spettacolo della scuola alfieri e musici del Torneo Cavalleresco, impreziosito dalla presentazione del Palio realizzato dagli studenti della scuola secondaria di primo grado di Servigliano.
Giovedì 14 agosto, alle ore 21, si terranno i tradizionali banchetti propiziatori, organizzati da ciascun Rione nelle vie e piazze del borgo, tra gusto e rito collettivo.
Venerdì 15 agosto, alle 21.30, si entra nel vivo della rievocazione con “Dantès”, opera teatrale a cura della compagnia G.A.M.S., tra musica, fuoco e parola.
Sabato 16 agosto, alle 21.30, si terrà la tradizionale Rievocazione Storica con oltre 300 figuranti in abiti rinascimentali che sfileranno in Piazza Roma, animati da musiche, danze e artisti.
Domenica 17 agosto, il corteo storico si muoverà dal centro al campo giochi (ore 15.30), seguito – alle ore 17 – dalla Giostra dell’Anello, emozionante sfida equestre tra i cinque Rioni di Servigliano.
I Rioni hanno ufficializzato i nomi dei cavalieri giostranti: Adalberto Rauco per Porta Marina, Luca Innocenzi per Porta Santo Spirito, Mario Cavallari per San Marco, Nicholas Lionetti per Porta Navarra e Daniele Scarponi per Paese Vecchio.