L’opera più importante lasciata a Serrapetrona da Lorenzo d’Alessandro è il Polittico fatto fare dai frati per raccontare alla gente con incantevoli immagini, la nascita e la morte di Gesù. Ad assistere ai due unici momenti in cui l’uomo è e rimane solo con se stesso, ci sono santi famosi del firmamento cristiano abbigliati con le vesti dei ricchi, già inclusi nella religiosità popolare come Pietro, Giacomo, Francesco, Giovanni il Battista e Sebastiano che ferma con il suo corpo le frecce della peste.
Il Polittico di Serrapetrona misura 290 cm di base per 465 cm di altezza e fu probabilmente dipinto fra il 1485 ed il 1490 per l’altare maggiore della chiesa di San Francesco, dove si trova attualmente con la stessa funzione di dossale d’altare. La grande ancona è composta da 26 tavole, tra piccole e grandi, 10 delle quali formano i due ordini o registri e le rimanenti 16, di dimensioni molto minori, compongono la predella. Ogni registro comprende 5 grandi tavole col bordo superiore arcuato e centinato, ossia ornato di tanti archetti contigui.
Le tavole dei due registri sono separate da esili colonnine tortili con plinto e capitello nell’ordine inferiore, con solo capitello in quello superiore. Agli estremi laterali non sono presenti i pilastri scompartiti in senso verticale, ma una semplice lesena fiancheggiante l’ultima colonnina tortile su cui si continua il capitello di questa. Le tavole centrali dei due ordini sono alquanto più ampie di quelle laterali ed hanno il bordo superiore diversamente ornato. Nella predella, suddivisa in due parti di otto tavolette ciascuna da un maglifico rosone intagliato in un riquadro con arabeschi gotici finemente traforati, vi sono 6 stibolati su cui poggiano i relativi plinti delle soprastanti colonnine tortili. In quattro piedistalli è ritratta una figura intera in posizione eretta, mentre nei due estremi, bipartiti, sono dipinte coppie di santi, del pari ritti nella persona. In corrispondenza delle tavole dell’ordine superiore si distendono 4 specchi contenenti 2 figure di santi ciascuno, a mezzo busto, separate da una colonnina.
Tutte le tavolette degli specchi sono arcuate e centinate, laddove quelle dei pilastri sono tribolate. Alla base dei pannelli del registro superiore corre un piccolo podio che al centro, sotto la tavola della Pietà, sale a forma di pergamo per assecondare la sottostante arcata, più ampia delle altre ed ornata di centinature tripartite, simili a quelle con cui termina il pannello del Cristo morto. Sopra le 4 tavole del registro superiore, in luogo dei consueti timpani acuminati, si trovano altrettanti ornamenti di forma mistilinea contornati da cornici, volute di fogliami, e sormontati da un lanternino poggiato su una specie di calice d’un fiore e terminante con pinnacoli meno esili di quelli con cui si prolungano, ad altezze decrescenti, decorate di fronde ed in forma di spiga del miglio o del panico, le colonnine tortili dell’ordine superiore.
Al centro del firmamento, che s’innalza sopra la tavola della Pietà, c’è un vero e proprio tripudio di cuspidi, trafori e piccole guglie dominate da una cupola esagonale su cui si erge il solito lanternino con pinnacolo, alla sommità del quale è posata una statuetta del Redentore, in atto di benedire, pitturata a vivaci colori. La superficie della cornice è coperta di fine doratura secondo l’uso, peraltro antichissimo, codificato nell’Età di mezzo da Eraclio (sec. XI) e Teofilo (sec. XII), e riproposto più tardi da Cennino Cennini (fine sec. XIV) nonchè dal Vasari (sec. XVI).
Gli ornamenti della grande ancona si completano con parti variamente colorate, rilievi in pastiglia e finte gemme di materiale policromo incastonate qua e là secondo la consuetudine degli artisti del tempo. Il Polittico, che stando alle notizie tramandateci dal Servanzi Collio fu riprodotto poco dopo il 1840 con un disegno di Fortunato Petrelli, inciso su lastra calcografica in modo da diffonderne l’immagine fra “i pittori, gli architetti e gli amanti delle belle arti”, è stato restaurato a Firenze nella primavera del 1961 ( un simile provvedimento era già stato adottato nel 1947 - 48 dal prof. Rotondi), prima di essere inviato a Venezia per la mostra.