Il corpo più antico dell'edificio, che venne fatto costruire da Giuseppe Fiorani, mastro falegname di origine ripana, è del 1812. Intorno alla seconda metà dell'800, i Fiorani, desiderosi di manifestare la loro ascesa sociale e cercando di affermare il proprio prestigio, conferirono al palazzo quell'aspetto incantevole che oggi gli è stato restituito.

A pianta longitudinale si sviluppa su tre livelli: il piano terra che si apre su via del Consolato, il primo piano con affreschi ottocenteschi e il seminterrato con un ambiente costituito da una serie di volta a crociera. La facciata su via del Consolato, che è adiacente all'antica "Porta da Mare" del Castello, si presenta come in origine: un raffinato senso di vivacità e di leggerezza si respira dal colore rosato del mattone ed dal bianco delle specchiature del piano superiore. Sottili lesene piatte in cotto, dividono il paramento murario, in scomparti di eguale grandezza, al centro dei quali si aprono le finestre a luce quadrangolare.

Nel 1857, in occasione della promulgazione da parte di papa Pio IX del dogma dell'Immacolata Concezione del 1854, contro il parere della magistratura locale ma favoriti dagli appoggi ecclesiastici del Governo Centrale Pontificio (Mons. Luigi Fiorani prelato domestico del papa), i Fiorani vollero costruirsi un arco aereo che, partendo dalla loro dimora (sede ufficiale del Vice-consolato di Spagna, carica rivestita da Anastasio Fiorani, già priore comunale), elevandosi sopra via dei Vetturini (l'attuale via E. Fileni), si andasse ad unire con una nuova casa fabbricata a sud-ovest rispetto a quella principale. Parliamo ovviamente del famoso "Arco dei Fiorani" che fu fatto saltare in aria nel 1944 dai tedeschi per coprire la ritirata delle truppe durante l'ultimo conflitto mondiale, ostruendo così l'inizio dell'unica strada di penetrazione verso l'interno.

Per molto tempo dimora di Beatrice Piacentini-Rinaldi, poetessa dialettale che ebbe il merito di conferire al dialetto sambenedettese la dignità di una lingua letteraria, oggi il Palazzo Piacentini è un luogo dedicato alla Cultura: accoglie l'Archivio Storico Comunale, la  Pinacoteca del Mare, lo Studio di Bice e la Sala della Poesia .


L'Archivio Storico Comunale: conserva i documenti prodotti o acquisiti dal Comune di San Benedetto del Tronto (secondo l'attuale denominazione attribuita nel 1862) nel corso della sua attività dal XVII al XX secolo (1970 circa). Il complesso documentario, che ovviamente è a disposizione della cittadinanza e di studiosi all'interno di un'accogliente sala studio per la consultazione, nel corso delle diverse epoche, ha subito numerosissimi danni: eventi calamitosi che hanno distrutto documenti unici, ma anche l'incuria, l'arbitraria sottrazione e le cattive condizioni ambientali in cui sono stati conservati per molto tempo, hanno determinato la perdita di antichissime carte. Il documento più antico conservato è il Catasto della Comunità di San Benedetto del 1652 e poi il primo registro della serie dei Consigli (1696-1710). Questo registro, disperso durante il bombardamento aereo del 15 marzo 1944, fu ritrovato per caso nel 1955, tra un mucchio di detriti, da un muratore capomastro.
Tra i fondi aggregati si segnalano: l'Archivio della Società Operaia di Mutuo Soccorso, l'Archivio dell'Azienda Autonoma di Cura e Soggiorno, l'Archivio dell'ECA (già Congregazione di Carità), l'Archivio (con Biblioteca) della famiglia Piacentini-Rinaldi ed altri. L'Archivio Storico è a disposizione anche per il deposito dei cosiddetti "archivi privati o familiari".

Ingresso libero. Orario di accesso al pubblico: ogni mercoledì non festivo dalle 9 alle 13; ogni venerdì non festivo dalle ore 10 alle ore 12 per visite guidate su prenotazione a beneficio delle scuole o di gruppi. Per gli studenti delle elementari e delle medie è inoltre prevista la possibilità di effettuare visite guidate su prenotazione (tel. 0735 794588 - 794464). Lunedì chiuso


Lo Studio di Bice: il 18 maggio 2002, in occasione dell'anniversario della morte della poetessa, è stata inaugurata la sala a lei dedicata che, per poter ospitare, poi, la Pinacoteca del Mare, è stata ridimensionata nella sua superficie espositiva. Oggi, lo "studiolo di Bice", oltre a mobili d'epoca, espone anche i libri che appartennero alla poetessa e ai suoi familiari, i suoi appunti e il suo piccolo Archivio. La Biblioteca è frutto della donazione dell'architetto Alberto Tavazzi di Roma, nipote di Giuseppe Piacentini Rinaldi, che ha voluto che tutti i libri con l'Ex Libris: Per Ogni sete / Dott. Gius. Piacentini - Rinaldi, tornassero a San Benedetto del Tronto assieme a ritratti della famiglia Fiorani e Piacentini Rinaldi.
I libri donati al Comune di San Benedetto del Tronto, molti in lingua francese, alcuni in spagnolo e gli altri in lingua italiana, sono tutti romanzi, commedie e tragedie datati tra la seconda metà dell'800 e i primi del '900. Non mancano le collane, i volumi dalle grandi dimensioni, le rarità e libri autografi di Bice. Gli altri libri della Biblioteca, che in origine contava circa 7000 volumi,  molti sono andati perduti e quelli di carattere medico, sono stati donati dall'architetto Tavazzi alla Libera Università "Campus Bio - Medico" di Roma.


La "Sala della poesia": nel seminterrato di Palazzo Piacentini, è destinata ad ospitare incontri culturali ed è, anche, a diposizione per i matrimoni civili. Inoltre, sempre nel seminterrato, si apre un cunicolo, datato ai primi anni del I sec. d.c., ora percorribile per 30 m circa, che in origine doveva essere collegato con l'intera rete cunicolare che passa sotto il "Paese Alto".
Infatti un discreto numero di gallerie, cunicoli e grotte percorrono l'intero sottosuolo del quartiere Castello: per tutta l'area dell'antico borgo, cioè quella compresa tra Via Marinuccia a nord, via dei Bastioni ad est,Via Fileni a sud, dalle vie Fileni e Case Nuove ad ovest (per un'estensione complessiva di quattro ettari) è stata condotta una vera e propria indagine al di sotto del manto stradale con rilevazioni topografiche, geognostiche, geotecniche, geofisiche e speleologiche che hanno confermato la presenza di grotte e cavità artificiali.
Non tutti i cunicoli vennero scavati nello stesso periodo: la maggior parte di questi, secondo una recente attribuzione, sono stati realizzati tra XIII e XIV secolo ma altre grotte vennero scavate in epoche differenti addirittura fino ad ottocento inoltrato. Il cunicolo di Palazzo Piacentini presenta una volta a botte in opera a sacco formata da calcestruzzo e laterizio (parti di anfore); singolare la presenza su entrambe le pareti di una fila di colli d'anfora, che corre parallelamente al pavimento a circa 1,5 m da terra (all'imposta della volta).

La Pinacoteca del mare: inaugurata nell'aprile del 2009 - anche se collocata nel cuore del vecchio incasato, è parte integrante del polo museale tematico dedicato al mare che l'Amministrazione Comunale ha allestito al Mercato Ittico (Museo Ittico - Museo delle Anfore - Museo della Civiltà marinara delle Marche - Antiquarium Truentinum). La Pinacoteca del Mare è il luogo ideale per far conoscere in modo unitario la ricca produzione artistica facente parte della collezione civica, mettendo in mostra opere finora conservate in depositi comunali o all'interno di uffici pubblici. La sezione espositiva più ampia e di maggior pregio è sicuramente quella attinente alla produzione di dipinti, fotografie e disegni dell'artista svizzero Alfred Châtelain (1867-1943), seguita per importanza da quella di Adolfo De Carolis (1874-1928), autore di prestigio nazionale, sensibile a cogliere aspetti di vita quotidiana e di paesaggi marini piceni e, tra gli autori moderni, dai lavori del sambenedettese Armando Marchegiani (1902-1987) presente nella collezione con dipinti ad olio e disegni su carta. Nella sala adiacente all'ingresso, inoltre, sono attualmente presenti due tele del pittore Angelo Landi (1879-1944), appartenenti a collezione privata.
Di recente la sezione si è arricchita con le immagini, attribuite a De Carolis, dell'album fotografico "Vele ritrovate" donato al Comune da Maria Antonietta e Luigi Anelli.


ORARI APERTURA PERIODO INVERNALE: Dal 16 Settembre al 14 Giugno, venerdì, sabato e domenica - 10:00-13:00 - 15:30-18:30

ORARI APERTURA PERIODO ESTIVO: Dal 15 Giugno al 15 Settembre, dal martedì alla domenica - 18:00-24:00

Biglietto d’ingresso per singola sezione museale  Euro 2,10 (Ridotto Euro 1,10)

 

Beatrice Piacentini-Rinaldi: la poetessa Bice Piacentini nacque a San Benedetto del Tronto il 21 agosto 1856 e passò gli anni dell'infanzia tra Roma e San Benedetto; dimorò anche a Collevecchio (Rieti) paese d'origine dei Piacentini nel Palazzo rinascimentale costruito su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane. Proprio a Collevecchio ebbe modo di innamorarsi di quel giovane che sarebbe divenuto suo marito. Così sposò, dopo aspre discussioni familiari, il fratello minore del padre, lo zio Carlo di appena quattro anni più grande. Dall'unione nacque un unico figlio, Giuseppe nato a Roma nel 1881 ed ivi scomparso nel 1935. Ma, la morte del figlio, non fu l'unico dolore che ebbe a sopportare: già giovanissima, nel 1869 perse il padre, nel 1881 l'amato fratello Gualtiero (Architetto, che disegnò il nuovo cimitero monumentale sambenedettese), nel 1911 il marito e nel 1912 il fratello Ernesto (pittore e fotografo).
Intorno ai primi anni del '900 decise di prendersi cura di Pia Ceccarelli (poi coniugata Scaramazza), figlia di un marinaio, tal Alvise Filippo Ceccarelli, abitante in via Firenze, in una modesta casa poco distante dalla dimora Fiorani. La compagnia della piccola Pia la distolse dai lutti familiari mentre iniziava la stesura dei primi sonetti in dialetto sambenedettese, pubblicandoli a più riprese tra il 1904 (dedicati alla memoria del fratello Gualtiero) e il 1926.
Nel 1905 fu premiata all'Esposizione Regionale di Macerata e le sue rappresentazioni teatrali iniziavano a riscuotere successo. Le sue opere apparvero dapprima su giornali e riviste e la sua ultima pubblicazione furono i "Sonetti Marchigiani" dedicati alla memoria dell'amata madre Marianna deceduta nel 1921.

(...) Del paese che a me pare il più bello, il cui dialetto, che ad altri può sembrare barbaro, ha per me tanta suggestiva nostalgica dolcezza di ricordi, tentai ritrarre aspetti sentimenti abitudini, raccogliendo dalla viva voce, ed, a preferenza, da labbra femminili, qualcuna tra le più schiette manifestazioni dell'anima popolare (...). Questo è ciò che scrisse nella prefazione del saggio "Poesia Vernacola Sambenedettese".

Passò gli ultimi anni della sua vita nella amata terra natale e morì a San Benedetto nella casa "Fiorani" il 18 Maggio 1942 alla veneranda età di 85 anni.



Da www.comunesbt.it


Informazioni aggiuntive

  • citta: SAN BENEDETTO DEL TRONTO
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