Edificato nei pressi delle sponde del fiume Castellano e del ponte di Cecco, il Forte Malatesta è una tra le più importanti architetture fortificate del periodo rinascimentale di tutta Italia. L’attuale struttura, riaperta al pubblico dal novembre 2010, è opera dell’architetto Antonio da Sangallo.
L’area dove sorge l’odierno forte ha ospitato in epoca romana un vasto impianto termale che utilizzava l’acqua della vicina sorgente di Castel Trosino. Sui resti di una precedente rocca nel 1349 fu per volere del signore di Ascoli Galeotto I Malatesta che la struttura assunse i connotati di forte. Costruito come baluardo di difesa durante la guerra contro Fermo nel corso degli anni venne poi distrutto e ricostruito più volte. Dopo il 1500, ormai in rovina, il forte fu ceduto alle ex clarisse del monastero di Santa Maria delle Donne. Fu però proprio Antonio da San Gallo il Giovane su incarico di Papa Paolo III Farnese che nel 1543 fece erigere su quello stesso sito un nuovo forte a pianta stellata di forma irregolare, così come oggi lo vediamo. Nel corso del tempo la struttura subì diverse modificazioni e destinazioni d’uso tanto che dapprima venne utilizzato dal Governo Pontificio come caserma e dal 1828 fino al 1980 come carcere giudiziario.
Tra le preziose opere attualmente custodite spiccano per importanza il Piviale del XIII secolo, di manifattura inglese, donato nel 1288 al Duomo di Ascoli da Papa Niccolò IV, i dipinti di Carlo Crivelli (i due trittici di Valle Castellana XV sec.), Cola dell’Amatrice (La salita al Calvario,1527), Tiziano (San Francesco riceve le stigmate, XVI sec.), Guido Reni (Annunciazione, 1575), Strozzi, De Ferrari, Magnasco, Mancini, Morelli, Palizzi e Pellizza da Volpedo (Passeggiata amorosa, 1901).
E’ possibile visitare l’antico forte, oggi di proprietà comunale, in quanto al suo interno vi si trova un polo museale polivalente costituito da spazi fruibili per esposizioni temporanee e dal 2014 è inoltre sede del Museo dell’Alto Medioevo dove sono esposti i preziosi reperti della Necropoli Longobarda di Castel Trosino.
fonte: www.comune.ascolipiceno.it