La Chiesa di Santa Maria della Rocca si erge su un dirupo ad ovest di Offida con un campanile a pianta quadrata, terminante a cuspide piramidale ottagonale.
È un tempio romanico-gotico in laterizio, rigato da eleganti lesene di travertino e decorato, alla sommità, con una doppia fila di archetti trilobati.
Attraverso una gradinata chiusa tra due ali di muro, si accede alla cripta che presenta un portale in travertino scolpito a fogliame (sec. XIV), a tortiglioni ed animali.
Varcata la porta del sotto tempio ci si immette in un emiciclo poligonale (abside centrale) alla cui volta servono da fulcro quattro colonne in laterizio di stile lombardo con capitelli smussati agli angoli e decorati da ovali sorreggenti arcate a sesto acuto e a tutto sesto. Nell’abside centrale si evidenziano dipinti attribuiti al Maestro di Offida (sec. XIV-XV): "Lo sposalizio mistico di S. Caterina", a sinistra; "S. Cristo foro", "la Madonna con Bambino e due angeli", a destra. Sempre a destra è posta un’antica urna cinerana in travertino che ora serve come pila per acqua-santa. In entrambi i lati dell’emiciclo ci sono due cappelle poligone divise a spicchi da costoloni che da terra salgono ad incontrarsi al centro della volta.
Sull’altare della cappella-abside di sinistra poggia un lastrone di arenaria, percorso superiormente da un cataletto, si pensa che tale pietra sia appartenuta ad un altare pagano e il canaletto sia servito per fare defluire, entro la coppa del sacerdote, il sangue delle vittime. In tale cappella si trovano altre pitture del Maestro di Offida: "S. Caterina d’Alessandria, l’Annunciazione".
Ancora sulla parete a sinistra nei pressi della cappella, altri dipinti dello stesso autore: "La Madonna del Latte, S. Ludovico da Tolosa, S. Onofrio e S. Stefano" e infine, del Maestro Ugolino di Vanne da Milano (sec. XIV-XV): "La Vergine col figlio e S. Antonio" del 1423.
Nella cappella-abside di destra, altri dipinti del Maestro di Offida: "Le storie di S. Lucia", "Crocifissione", "Incoronazione della Vergine", "La Madonna della Misericordia e S. Giovanni Evangelista".
Altre quattro colonne e due pilastri dividono l’emiciclo e le cappelle dalla rimanente cripta.
Si salgono tre gradini in laterizio e ci si immette in quella che era la chiesa originaria.
Essa è divisa in tre parti da due file di colonne e due di semi-colonne addossate ai muri. Le colonne sono tutte in laterizio, tranne una che è un tronco di colonna in travertino. Le basi delle colonne sono anch’esse in laterizio, fatta eccezione per una che è in travertino.
Sul muro perimetrale sud si notano tre piccole finestrine strombate ad arco a tutto sesto ed una porta di accesso. Sul lato nord vi sono una sola finestrella ed una tomba ricavata nella muratura.
La pavimentazione, in cotto, è stata eseguita di recente (1986). Andando verso ovest e oltrepassando il muro della chiesuola, ci troviamo in un vano diviso in quattro parti da tre file di colonne. In fondo, a destra, una scaletta a chiocciola immette nella chiesa Superiore che si presenta a croce latina, con transetto appena pronunciato ad una sola navata, con capriate a vista.
Le pareti laterali sono nude e interrotte sul lato sud da tre finestroni oblunghi, due aperti e uno murato. Il finestrone che si affaccia sul lato sud del transetto è stato riaperto di recente.
Nella parete e nell’ambone, a destra, altre opere del Maestro di Offida. Rispettivamente "La Sepoltura di Gesù" e "La Crocifissione". Nella parete di sinistra un’opera pittorica di Frà Marino Angeli da S. Vittoria (sec. XV), raffigurante "La Madonna del latte con S. Sebastiano" In fondo si apre l’abside illuminata da due finestre oblunghe e corsa dal basso verso l’alto da costoloni che si incontrano al sommo della volta.
Nel catino dell’abside maggiore un’opera del Maestro Ugolino di Vanne da Milano raffigurante "Sette Profeti, otto Sante Vergini, dieci Angeli musici".
Nella zona inferiore sinistra dell’abside maggiore un frammento di affresco votivo, commissionato dal condottiero affidano Baldassarre Baroncelli, datato 23 Nov. 1423.
Nella zona inferiore, al centro dell’abside maggiore, "Fuga in Egitto" del Maestro di Offida. Sulla parete nord, a mezza altezza, vi è un ambone, ove è sistemata una statua lignea del XVI sec. rappresentante "S.Benedetto da Norcia".
All’ambone si accede attraverso una scaletta ricavata nello spessore del muro. Sul lato opposto si erge un altro ambone che, anticamente, conteneva una cantoria in legno con organo. In fondo, a destra di chi entra, è sistemato il fonte battesimale nel quale fu battezzato il beato Bernardo di Offida.
Al piano superiore della chiesa si accede anche da una scala esterna in laterizio. La facciata principale, lato ovest, è divisa verticalmente in tre parti da lesene con un portale in laterizio sorretto da pilastrini in travertino. Il portale è sovrastato da un bellissimo rosone in legno di quercia.
La storia
Nell’anno 1039 Longino d’Azone, un signore di Offida di origine franca o tedesca, donava all’Abbazia di Farfa (che nelle Marche aveva il centro di riferimento a S. Vittoria in Matenano, nel Fermano) gran parte dei suoi possedimenti che si estendevano dal Tronto all’Aso, dal Polesio (Ascensione) all’Adriatico e con questi anche il castello di Offida e la chiesa di S. Maria della Rocca.
Offida diventò possedimento dei monaci benedettini intorno al 1047, dopo che l’abate di Farfa, Berardo I, ebbe sistemato con il vescovo di Ascoli, conte Urbano, le donazioni di Farfa.
La chiesuola di S. Maria venne parzialmente demolita quando i monaci pensarono di edificare la chiesa attuale e ciò accadde, come da epigrafe presente in un angolo del muro esterno della chiesa, nell’anno 1330.
La nuova chiesa prevedeva una maggiore larghezza rispetto a quella esistente; quindi tra i vecchi muri e quelli nuovi furono ricavati due spazi, uno dei quali fu destinato a cimitero.
Tale chiesa prevedeva anche una maggiore lunghezza rispetto alla chiesa esistente.
Costruirono un cenobio, appoggiandolo alla chiesa dal lato di mezzogiorno.
Tale lavoro, così sostiene l’architetto offidano Vincenzo Petrocchi, autore di uno studio sull’argomento, risulta con chiarezza in quanto a ridosso del muro della chiesa si evidenzia, sotto i finestroni, una fila sporgente di mattoni.
Ciò sarebbe avvalorato anche dalla piantina prospettica di Ferdinando Fabiani, offidano, elaborata nel 1694.
Tale cenobio era costituito, con molta probabilità, da un piano terra adibito a portico-chiostro e da un primo piano riservato alle celle.
Al centro del chiostro era presente, come si può vedere, un pozzo, Il cenobio fu ampliato ad Est con la costruzione della nuova sagrestia.
Tracce di intonaco, fino a qualche tempo fa visibili, dimostrerebbero tali modifiche, evidenti nella parte Est della torre e nella corrispondente zona Sud dell’abside.
Ciò sarebbe anche avvalorato dalla presenza di una porta, attualmente murata, situata a fianco della cappella di destra. Tre ingressi immettevano nel vano della cripta; due si trovavano a Sud ed erano riservati ai monaci ed uno a Nord, riservato ai fedeli. Nel sec. XVI, forse per ridurre a cimitero tutto il sotterraneo dopo la pestilenza del 1511, fu completato il piano superiore della chiesa e fu tolta ogni comunicazione con il piano inferiore.
Attualmente la comunicazione fra i due piani è assicurata da una scala a chiocciola interna.
Sempre nel sec. XVI, i cittadini di Offida si resero conto che, per il bene della Comunità, sarebbe stato meglio avere un priore offidano piuttosto che uno forestiero, a tale proposito i rappresentanti del popolo offidano, per mezzo dell’abate conte feudatario di Farfa, cardinale Ranuccio Farnese, chiesero ed ottennero nel 1562 la soppressione dei monaci farfensi di S. Maria.
In conseguenza di ciò fu creato un collegio canonicale composto da diciotto (18) sacerdoti fra monaci e preti e si stabilì che il priore dovesse essere un monaco di 0ffida.
Nel 1735 la parte superiore della chiesa subì altri mutamenti per ordine del vescovo di Ascoli, monsignor Paolo Tommaso Marana (vescovo daI 1728 al 1755).
Verso la fine del diciottesimo secolo fu demolito l’annesso monastero e parte del materiale fu utilizzato per la costruzione della nuova Collegiata (i lavori iniziarono nel 1785).
Agli inizi del sec. XX fu costruita, addossata al campanile, l’attuale abitazione da destinare al personale di custodia della chiesa. 1117 Aprile 1887 veniva elaborato un primo progetto per un muro di sostegno da erigersi nel lato Nord della rupe su cui poggia la chiesa.
Nel 1891 la chiesa passava in proprietà al Comune. Nel 1893 il Ministero dei LL. PP., con nota 21 Marzo, incaricava l’Ufficio Regionale dei Monumenti di Ancona, di redigere un nuovo progetto per il consolidamento del tempio, per un importo di L. 6.202,28. Considerata l’eccessiva spesa il progetto fu ridotto e si eresse un muro solo nella parte Nord della rupe. I lavori furono eseguiti sotto la direzione dell’ing. Cesare Micheli.
Nuovi danni si ebbero sul finire dell’anno 1896 a causa delle precipitazioni piovose e si resero necessari quindi ulteriori lavori di consolidamento che furono effettuati neI 1914 e nel 1927, con la sostituzione delle capriate e il restauro del tetto. In una nota del 28 Giugno 1940 il podestà di Offida chiedeva di prolungare in altezza il muro di sostegno nella parte superiore della rupe rivolta a Nord.
Con il terremoto del 1943 il monumento subì gravi danni, come il crollo della parte superiore del campanile, che venne ricostruito, successivamente, più basso però di quello preesistente. Nel 1946 furono portati a compimento i lavori di consolidamento della rupe. Negli anni 1972-73, durante i lavori di scavo all’interno della chiesa di S. Maria della Rocca, furono rinvenute due lastre di piombo con scritte sepolcrali del sec. Xl che si riferiscono a Wburga e Retrude, rispettivamente figlia e moglie di Longino d’Azone.
Tali lastre sono tutt’oggi depositate presso la Sovrintentenza ai Monumenti di Ancona.
Gli ultimi lavori di restauro degli affreschi, di rifacimento del tetto con strutture in legno uguali a quelle esistenti, di sistemazione della cripta e di pavimentazione sono recenti, e si sono svolti a partire dal 1974.
La riapertura del tempio al pubblico è avvenuta il 2 giugno 1986.
Testo e foto da www.comune.offida.ap.it