Il Castello della Rancia, a metà strada tra il mare Adriatico e i Monti Sibillini, deve il suo nome ad un preesistente deposito di grano (denominato “grancia”, dal latino granica e dal francese grange) utilizzato dai monaci cistercensi dell'Abbadia di Chiaravalle di Fiastra alla fine del XII secolo.
Costruito come fattoria fortificata nella metà dell'XI secolo il Castello della Rancia era inizialmente una sorta di casa-torre con strutture autonome per la difesa delle derrate agricole. Tra il 1353 e il 1357 vennero realizzati alcuni lavori di ristrutturazione e trasformazione del castello in fortezza. I lavori furono seguiti dall'architetto Andrea Beltrami da Como per ordine di Rodolfo II da Varano di Camerino il quale aveva intuito le grandi potenzialità della grancia dal punto di vista strategico militare.
Il castello, di forma quadrilatera, presenta l'ingresso controllato da una torre portaia, mentre accanto svetta il mastio, alto 25 metri. Lungo i camminamenti è presente la merlatura di tipo ghibellino utilizzata per la difesa in caso di assedio.
Ricoprì un ruolo primario nelle vicende storiche del luogo fino alla metà del XVI secolo e nel 1581, con l’insediamento dei gesuiti presso la vicina Abbadia di Fiastra il Castello perse le sue connotazioni militari tornado ad essere riorganizzato come grande casa colonica e deposito alimentare oltre che punto di ristoro per i pellegrini diretti a Loreto.
Nel corso dei secoli al Castello della Rancia si sono soffermati personaggi illustri come Braccio da Montone e Francesco Sforza. Tra questi, anche Papa Pio VI, la cui sosta al castello venne celebrata dal marchese Bandini nel 1782 con la costruzione di un arco trionfale situato a pochi metri dal castello e che ancora oggi è visibile lungo la Strada Statale 77.
Il Castello della Rancia fu inoltre teatro di avvenimenti storici di rilievo. Il più importante fu la cosiddetta battaglia “della Rancia” o di “Tolentino” combattuta il 2 e 3 maggio del 1815 tra le truppe napoletane capeggiate dal re di Napoli Gioacchino Murat, e le truppe austriache guidate dal generale Federico Bianchi. La battaglia vide la definitiva vittoria degli austriaci e il conseguente ritorno dei Borbone sul trono del Regno di Napoli.
In seguito alla soppressione della Compagnia di Gesù, disposta dal papa Clemente XIV nel 1773, la proprietà del castello passò alla Camera Apostolica che nel 1829 lo vendette al nobile casato dei marchesi Bandini, la cui ultima discendente, Maria Sofia Gravina di Ramacca, lo cedette nel 1974 al Comune di Tolentino, attuale proprietario.
Dal luglio del 2000 all’interno delle stanze del castello è stato allestito il Museo Civico Archeologico “Aristide Gentiloni Silverj”. La struttura, comodamente visitabile negli orari di apertura, ospita regolarmente tutto l’anno ricostruzioni storiche, convegni, incontri culturali e banchetti nuziali.