Monterubbiano, la storia

Monterubbiano è un comune di 2400 abitanti della provincia di Fermo. Sorge su una collina, a 463 metri s.l.m. sulla sponda nord della valle dell’Aso, a una distanza di soli otto chilometri dal mare Adriatico.

I primi abitatori dell’area furono i Piceni, di cui sono state trovate delle necropoli. In epoca romana il territorio faceva parte dell’ager fermano ed era disseminato da diverse ville.

Nell’Alto Medioevo si costituì un nucleo abitato intorno alla Pieve di S. Stefano (più tardi intitolata anche a S. Vincenzo), ma il Comune vero e proprio nacque nel XII secolo dall’unione di tre castelli: la stessa Monterubbiano, detta Urbiano, Coccaro e Montotto.

Il nuovo centro andò strutturandosi soprattutto nel Duecento quando il Comune si rafforzò e si stabilirono in paese i nuovi ordini religiosi, i francescani e gli agostiniani, che edificarono le loro chiese e conventi, mentre l’antica Pieve dei Ss. Stefano e Vincenzo – i santi protettori del Comune – restava la chiesa matrice (e lo sarebbe stata fino al 1728). Altre chiese costruite in questo secolo sono S. Giovanni, S. Angelo e la Badia farfense dei Ss. Flaviano e Biagio, mentre S. Maria dell’Olmo, detta di S. Lucia, sembra risalire all’XI secolo.

Nel 1255 Monterubbiano entrava nell’orbita di Fermo, città che le impose propri podestà. Tuttavia mantenne sempre un certo grado di autonomia e fu in grado di svilupparsi, tanto che alla metà del Trecento fu classificata, con i suoi circa 4500 abitanti, terra mediocris (comune di medie dimensioni) dalle Costituzioni Albornoziane. Il Palazzo Comunale (foto 1), in seguito rimaneggiato, fu costruito in forme romanico-gotiche nel corso del Trecento. Nella cittadina visse a lungo una comunità ebraica dedita al commercio e al prestito di denaro.

Come quasi tutta la Marca, nel 1433 Monterubbiano cadde sotto la signoria di Francesco Sforza, che vi fece costruire un’imponente cinta muraria con torrioni, per un perimetro di tre chilometri, della quale restano diversi tratti, insieme al torrione del Cassero.

Nel 1490 la cittadina diede i natali a un pittore di grande talento, Vincenzo Pagani, il quale, dopo essersi formato nella bottega del padre Giovanni Pagani, si ispirò in un primo tempo ai modi crivelleschi per seguire poi modelli veneti. Lasciò sue opere nella città natale (Assunzione della Vergine e altre in S. Maria dei Letterati), e in varie località della Marca. Rodolfo Aracinti (o Iracinto), nato a Monterubbiano nel 1492, è una tipica figura di ecclesiastico umanista, noto per essere stato il maestro di Annibal Caro nel periodo da lui trascorso a Civitanova e per varie opere in latino.

Nel Cinquecento la cittadina manteneva una certa vitalità economica, testimoniata dalla concessione da parte di Paolo III nel 1542 di una fiera della durata di otto giorni, da tenersi ogni seconda domenica di Pentecoste accanto alla chiesa della Madonna del Soccorso. Durante la fiera le quattro corporazioni di Monterubbiano in processione offrivano alla Vergine grandi ceri ornati di fiori e frutta. Inoltre si formava un’“armata” di 40 giovani (10 per ogni corporazione) incaricati di mantenere l’ordine, che si sfidavano nella giostra dell’anello. Sembra essere questa l’origine della sfilata dell’Armata di Pentecoste, che si tiene ancor oggi. In epoca moderna si innestò su questa tradizione quella chiamata Sciò la Pica che consiste nella rievocazione del mito piceno del ver sacrum. Un picchio, in latino pica, avrebbe indicato a un gruppo di giovani sabini la strada per la valle del Tronto, dove avrebbero dato origine al popolo chiamato piceno.

Dal punto di vista amministrativo nel 1586 Monterubbiano passò, per volontà di Sisto V, al neocostituito presidato di Montalto, cui restò legata fino al 1797.

Dopo il terremoto del 1600 fu ricostruita la collegiata di S. Maria dei Letterati (foto 2), la quale però avrebbe assunto le sue forme attuali solo nel 1856, con l’aggiunta dell’abside e di due transetti laterali. Nel XVII secolo la cittadina decadde economicamente, tanto che la sua fiera fu ridotta ad un solo giorno. Nella seconda metà del Settecento vi fu un miglioramento generale che permise agli ordini religiosi di compiere notevoli lavori di restauro e di rinnovamento, come la sostituzione del campanile medievale della chiesa di S. Francesco con quello attuale, di forme imponenti, alto 47 metri. Nel 1760 ebbe anche origine la tradizione della processione del Cristo Morto del Venerdì Santo, voluta dalla Confraternita del Suffragio, che si tiene ancor oggi la sera, alla luce dei bracieri.

 

Dall’Ottocento a oggi

Nell’Ottocento Monterubbiano diede i natali a tre illustri scienziati. Nel 1841 vi nacque Benedetto Mircoli, medico diventato famoso per la sua invenzione della disinfezione delle ferite mediante sali di chinino e perciò considerato precursore dell’antisepsi. Temistocle Calzecchi Onesti (1853-1902) insegnò fisica e chimica nel Liceo di Fermo, dove inventò un apparecchio chiamato coesore (o coherer) capace di rilevare le onde elettromagnetiche, che avrebbe aperto la strada alla realizzazione della radio. Altra figura di spicco è quella di Eugenio Centanni (1863-1942) nato nella frazione di Montotto, biologo e scienziato di fama mondiale, scopritore dei vaccini specifici ed aspecifici. Nel 1890 fondò anche nel suo paese d’origine la rivista “Urbs Urbana”.

Nel 1875 Monterubbiano, che aveva poco meno di 3000 abitanti, si dotò di un teatro, intitolato a Vincenzo Pagani, ricco di stucchi e con un bel rosone. Alla sua realizzazione diede un contributo l’architetto locale Luca Galli (1826-1888), noto per due altre notevoli opere: il neoclassico cimitero comunale e il parco “G. Leopardi”.

Negli anni che seguirono l’Unità d’Italia la popolazione di Monterubbiano rimase più o meno costante fino al 1900, quando iniziò una lenta ascesa che si arrestò nel 1951 a 4100 abitanti. Nella seconda metà del Novecento, come molti comuni marchigiani dell’interno la cui economia si basava sull’agricoltura, perse quasi la metà della popolazione. E’ di questi ultimi decenni la crescita della frazione Rubbianello situata nella valle dell’Aso, con un’economia sia agricola che industriale.

Le istituzioni culturali di Monterubbiano sono oggi concentrate nel Polo S. Francesco, nel suggestivo contesto dell’ex chiesa (trasformata in auditorium), che conserva affreschi del Quattrocento, e del convento annesso, che ospita il Museo storico-archeologico, il cui primo nucleo risale al 1905 e che ospita testimonianze che vanno dalla preistoria al Medioevo, con molti reperti di epoca picena e romana. Vi trovano spazio inoltre una biblioteca, un centro di educazione ambientale e un orto botanico. La Pinacoteca civica è invece ospitata all’interno del Palazzo Comunale e comprende opere che vanno dal XVI al XVIII secolo. Il Touring Club Italiano ha assegnato a Monterubbiano la bandiera arancione riservata alle piccole località  che si distinguono la valorizzazione del patrimonio culturale, la tutela dell'ambiente e la cultura dell'ospitalità.

a cura di Pier Luigi Cavalieri

Informazioni aggiuntive

  • citta: MONTERUBBIANO
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