Treia 1560 - 1637
Ilario Altobelli fu fra gli scienziati più noti del suo tempo, anche fra i più coraggiosi per la propugnazione delle sue tesi e per la difesa, lui che era un religioso, delle teorie dello scomodo Galileo Galilei, del quale fu compagno di studi ed amico.
Nacque a Treia nel luglio del 1560, coetaneo (appena quattro anni in più) del più noto Galilei, con il quale condivise gli studi e l’avvio delle ricerche nel mondo dell’astronomia, mondo per il quale sin da giovane aveva dimostrato forte interesse. Nel 1575, quindicenne, entrò in convento vestendo il saio dei francescani. Di forte tempra di studioso, affiancò alla passione per l’astronomia l’interesse per la teologia, disciplina nella quale si laureò nel 1591.
Approfondendo i suoi studi matematici e astronomici, si allineò alle nascenti teorie di Galilei e della sua scuola, dando un sostanziale contributo alla diffusione dei principi che avrebbero portato ad una vera e propria rivoluzione in campo scientifico.
Proprio tale scelta di campo, resa non facile vista la sua posizione di religioso, lo fece conoscere in tutto il mondo della ricerca del suo tempo, ma la fama gli pervenne soprattutto per la scoperta dei satelliti di Saturno e per le sue pubblicazioni, diffuse in tutta Europa, che gli guadagnarono l’aggregazione alle più note accademie scientifiche. Definitore della proiezione ortografica della sfera celeste e del percorso del sole, predispose e costruì diversi strumenti scientifici indispensabili per le sue indagini astronomiche. Gia famoso, nel 1604 gli fu assegnata la cattedra di matematica a Verona.
Si inserì nel dibattito del tempo sulla “stella nova”, infittendo una corrispondenza con lo stesso Galilei (con il quale fu nel tempo sempre in contatto, disquisendo su vari argomenti di astrologia e astrofisica) e con altri scienziati del tempo. Da definire se le sue indagini relative all’avvistamento del satellite fossero precedenti a quelle di coloro che ne promossero l’informazione, tesi che non escluse lo stesso Keplero.
Fra i tanti trattati scientifici redatti dall’Altobelli, vanno citati il “De proxima reipublicae venetae inclinatione ex astris conjectura” scritto nel 1607 durante la permanenza veronese, “De nova stella”, “Genealogia seraphica”, “Tabulae Regiae Astronomicae”. Studiò anche il pianeta Marte, lasciando il testo “De occultatione stellae Martis” (1615). Molti anche gli scritti non solo in campo astronomico, astrologico, matematico, ma anche di natura storica, religiosa e teologica.
Tornato nelle Marche, si ritirò nella casa dei minori conventuali della sua Treia, dove morì il 31 ottobre 1637.
Giovanni Martinelli