Senigallia 1490 – Pesaro 1538
Famiglia ligure, i della Rovere entrarono prepotentemente sulla scena politica italiana nella seconda metà del ‘400, quando Francesco salì sul trono pontificio con il nome di Sisto IV, uno dei papi che, pur mecenate ed abile politico, caratterizzò il suo regno con un forte nepotismo.
I suoi nipoti ebbero il ducato di Sora, il vescovato di Ferrara; Giuliano, creato da lui cardinale, nel 1503 fu eletto papa con il nome di Giulio II. Un altro nipote, Giovanni, sposò la figlia del duca di Urbino Federico da Montefeltro ed ebbe la signoria di Senigallia ed il vicariato di Mondavio.
Da Giovanni della Rovere nacque nel 1490 a Senigallia Francesco Maria, destinato come lui, Capitano generale della Chiesa, ad essere comandante di milizie e protagonista di rilievo di quel periodo storico.
Non avendo discendenza, lo zio Guidobaldo I lo volle vicino a se nella corte di Urbino e nel 1504 lo adottò indicandolo come suo successore. In quegli anni turbolenti, dominati nelle Marche dalla figura di Cesare Borgia, i della Rovere persero la signoria di Senigallia (1502), occupata dal Borgia.
Nel 1508, estinta la discendenza dei da Montefeltro, Francesco Maria della Rovere divenne signore di Urbino e, salito al soglio lo zio Giulio II, potè finalmente recuperare Senigallia.
Nel 1509 lo zio papa lo chiamò all’incarico di Capitano generale della Chiesa, ruolo che fu del padre, e si distinse nella lotta contro Venezia e contro Ferrara. Evento negativo fu la perdita di Bologna, ribellatasi nel 1511 contro il papa.
Per i suoi favori alla Chiesa, nel 1513 ricevette anche la signoria di Pesaro, già degli Sforza.
La morte dello zio e l’elezione di Leone X modificarono la sua posizione, tanto che nel 1516 la signoria di Pesaro fu data al nipote del nuovo papa, Lorenzo de’ Medici. Dimostrazione dei precari equilibri del tempo, il reintegro nella signoria appena dopo la morte di Leone X, e l’altalenante posizione del della Rovere nei confronti dell’autorità pontificia di turno.
Dopo aver combattuto nel suo incarico di Capitano generale della Chiesa in Lombardia dal 1523 al 1525, si fece lentamente da parte sotto il pontificato di un altro Medici, Clemente VII. Molti storici vedono nella sua tiepida presa di posizione una delle cause dell’invasione dei Lanzichenecchi, la cui calata fu invano contrastata dalle milizie di Giovanni delle Bande Nere – altro nipote del papa - ed il conseguente sacco di Roma del 1527.
Ritornato in campo sul finire degli anni venti espugnando Pavia e schierandosi al fianco di Venezia, tornò a scontrarsi con il nuovo papa Paolo III Farnese, che osteggiò nel dominio delle Marche combinando il matrimonio del figlio Guidobaldo II con l’ultima erede del ducato dei da Varano di Camerino. Gli ultimi anni della signoria di Francesco Maria della Rovere furono caratterizzati dal consolidamento del disegno paterno di fortificazioni (il padre Giovanni aveva fatto edificare la poderosa rocca di Senigallia). Nello stile del tempo e nella tradizione del ducato, protesse le arti accrescendo il prestigio della sua corte.
Morì a Pesaro, seconda capitale del suo stato, il 20 ottobre 1538. Suo successore fu il figlio Guidobaldo II.
Giovanni Martinelli