Sassoferrato 1314 - Perugia 1357
Spetta a Bartolo da Sassoferrato, giurista italiano tra i più importanti di ogni tempo, il merito di aver contribuito a creare, nel ‘300, un corpus organico del diritto comune, pratico ad essere attuato dalle organizzazioni comunali del tempo, armonizzando i testi romani, gli istituti feudali e gli statuta municipali.
Proprio all’essere stato il massimo interprete del diritto e della necessità di pratica attuazione delle discipline e delle leggi, Bartolo, nato a Sassoferrato nel 1314, deve la sua fama.
Intraprese giovanissimo gli studi di legge. Studiò a Perugia con un altro noto giurista, Cino da Pistoia, e Perugia fu la sua patria di adozione. Si laureò probabilmente a Bologna, e insegnò diritto romano in diverse università, soprattutto è documentata la sua presenza a Pisa e Perugia.
Proprio a Pisa la comunità di Perugia, che già lo aveva in grande stima e lo aveva onorato della cittadinanza, lo mandò ambasciatore presso l’imperatore Carlo IV, dal quale ottenne diversi privilegi per l’università perugina ed anche riconoscimenti personali quali la nomina a consigliere giuridico imperiale.
La sua vita fu breve ed intensa, ed intensa fu la sua produzione di testi e commentari alle legislazioni, in particolare a quella "giustiniana"; molte le opere relative al diritto civile e penale, al diritto pubblico, alla procedura sia civile che penale.
Tanta fu la fama che gli derivò dalla diffusione delle sue opere che esse furono divulgate in tutta Europa e ristampate ancora per secoli, finendo addirittura, con il fenomeno del "bartolismo", ad attribuirgli altri testi esclusivamente per accreditarli di credibilità e valore.
I suoi "commentari" riguardarono, come detto, ogni parte del "corpus iuris", e si distinsero per la loro chiarezza e per il grande senso pratico con il quale Bartolo li produsse, con lo scopo primario di rendere comprensibili ed applicabili le leggi in ogni Comune ed in ogni Stato del dominio imperiale del tempo.
Le più importanti: nel penale "De quaestionibus", nel canonico "De minoritis", nel pubblico "Tractatus repressaliarium", "De regimini civitatis, de turamnia, de statutis etc.", nel privato "De successione", "De praescriptionibus", nel processuale "De iurisdictione, de arbitris, de natura actione, de citatione etc.".
Non meno importanti le cosiddette opere minori, risposte a quesiti sempre di natura legale nei vari campi, e i "consilia" nelle varie azioni da intraprendere o sulle quali sentenziare. Si occupò di teorica sugli statuti, sui conflitti da essi derivanti, sui patti di natura commerciale, sulle esecuzioni. Quella di Bartolo da Sassoferrato fu in sintesi una figura di spicco del Trecento italiano, un pensatore che con la sua opera vanta un posto di primo piano nella creazione del diritto moderno e nella semplificazione dei codici delle leggi.
La sua produzione fu studiata ed approfondita dopo la sua morte (avvenuta a Perugia, dove Bartolo fu sepolto, intorno al 1357) ed il corpus delle sue opere fu raccolto nel ‘500 in una ponderosa opera di dieci volumi. Furono istituite cattedre universitarie a lui dedicate e per secoli il "bartolismo" fu il cardine dello studio del diritto.
Giovanni Martinelli