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Smerillo, uno dei comuni montani del territorio fermano e scrigno di attrattive storiche e naturalistiche, è visibile da ogni luogo delle Marche, grazie all’inconfondibile profilo ed all’altura della sua “balconata” di conglomerati pliocenici, dalla quale può ammirarsi un panorama eccezionale.

A caratterizzare da sempre Smerillo è un animale da cui prende nome e che è rappresentato nel suo stemma: lo Smeriglio (Falco columbarius), ovvero un piccolo falco che popolava le numerose cavità presenti nella roccia dominata dal paese. La storia di questo meraviglioso lembo dell’Appennino è raccolta nel suo sottosuolo: sedimentati in una serie di stratificazioni geologiche sono i giacimenti di fossili marini, i quali svelano che cinque milioni di anni fa questo macigno roccioso era un fondale marino.

L’origine del “Castrum Piceni” non è certa, ma di sicuro furono i Piceni, popolazione antenata degli smerillesi, ad abitarlo per primi. Solo in età romanica si ritrovano notizie di un accampamento e di un presidio imperiale. Dunque la fondazione del “Castrum Smerilli” è da far risalire al IX secolo.

La storia del comune pedemontano è caratterizzata da continue sottomissioni clericali in alternanza ad altrettante soggezioni municipali. Tra il 1000 e il 1100 Smerillo era sotto le dipendenze del vescovo di Fermo, mentre nel 1192 passò sotto le pertinenze del monastero farfense di Santa Vittoria in Matenano. Già nel 1200 figurava tra i castelli soggetti ai dinasti di Montepassillo (Comunanza), ma solo alla fine del sec. XIII, Smerillo si liberava dal dominio feudale per mezzo della città di Fermo. La sua storia tuttavia non lo riconosceva ancora come libero comune, tanto che nel 1396 passò nelle mani dei duchi di Camerino, che lo portarono così in dote allo Stato della Chiesa.

Un documento accerta che nel 1585 il Papa Sisto V con la bolla del 20 luglio accolse la richiesta degli Smerillesi di restaurare le mura di cinta. Il luogo fin da allora è sempre stato appetibile per le sue notevoli difese, facendolo scenario di continue scaramucce e guerre. Dopo l’annessione al Regno d’Italia funzionari piemontesi si sostituirono a quelli papalini.

L’incasato, di impronta medioevale, accentuato dagli abbondanti ruderi delle mura di difesa, conserva ancora i resti delle due Porte di accesso, Nord e Sud, della torre dislocata a sud-est dell’abitato e di una casa torre situata presso la porta sud. All’interno del vecchio castello troviamo due belle chiese: la chiesa di Santa Caterina e quella dei SS. Pietro e Paolo. Nell’area donata ai canonici lateranensi, entro il 14 agosto 1387 (come risulta da un antico documento), la prima venne innalzata da un abitante di Smerillo per ragioni incerte: forse in suffragio della propria anima per pubblico voto contro la peste, forse per ringraziamento della liberazione di Fermo dal tiranno di Monteverde. Il nome invece a cui è dedicata risiede nel fatto che la sua inaugurazione avvenne proprio nel giorno della festa della santa.

 

La Chiesa, con una facciata a capanna ed un campanile a vela, conserva affreschi votivi del XV e XVI secolo e le tele dei Santi Antonio e Caterina. Nella nicchia aperta sul muro inoltre, si venera il gruppo scultoreo in legno raffigurante la Madonna di Loreto.

L’altro edificio religioso importante smerillese è la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, patroni di Smerillo. Questa è la chiesa principale del paese e si affaccia sull’omonima piazza. Scarse sono le notizie sulla sua fondazione e, costruita nel XV secolo, non presenta forme originarie essendo stata completamente ricostruita nel XIX secolo, in seguito al crollo del tetto. La chiesa presenta una facciata a capanna con un’unica navata centrale, ed al suo interno è conservato un Crocifisso ligneo oggetto della devozione popolare.

Scendendo per un sentiero dalla porta nord del paese si raggiunge “La Fessa”, una straordinaria spaccatura nella roccia arenaria ricca di fossili del Pliocene su cui sorge tutto il borgo. Questo sito richiama numerosi visitatori e studiosi per la particolare formazione delle pareti di sabbie giallastre dove abbonda materiale fossilifero di rilevanza paleontologica.

Fiore all’occhiello dell’intera zona montana è infine il Bosco di Smerillo, riconosciuto come Centro di Educazione Ambientale (C.E.A.). Quest’area floristica a nord del Monte Falcone è protetta dalla Regione Marche per l’eccezionalità e la grande varietà delle molte specie rare di piante ed alberi, e tutta la zona circostante al vecchio incasato è considerata un esempio di armonia naturale unica e spettacolare.

Mariateresa Ferroni

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