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Pietrarubbia, deve il suo nome alla particolare colorazione rossastra delle sue rocce: Pietrarubbia sta a significare infatti “petra rubea” (pietra rossa). Suddiviso nelle due frazioni di Ponte Cappuccini e Mercato Vecchio, il territorio è sovrastato dal borgo di Pietrarubbia Castello, uno dei più antichi del Montefeltro, protetto nei secoli dall’antico castello, esempio di grande interesse del tipo “castello – recinto” e caratterizzato da semplicità ed essenzialità di impianto.

Il borgo, completamente restaurato, rappresenta uno dei paesaggi più suggestivi del Montefeltro. Infatti questo “magnifico sito” incanta con il suo fascino ambiguo, fatto di scorci, balze, valli, sentieri, pascoli, dirupi scoscesi e odori forti. Non a caso grandi artisti come Arnaldo Pomodoro e Tonino Guerra ne sono rimasti affascinati e l’emozione profonda di quell’incontro ha dato luogo ad un vero e proprio innamoramento che ha creato un solido e fecondo rapporto di collaborazione.

L’ambiente naturale ha conservato una precisa fisionomia nonostante i segni lasciati dall’uomo sin dall’antichità. Pietrarubbia, caratteristica per la particolare colorazione delle sue rocce (il nome Petra Rubea significa appunto "pietra rossa"), nasce come importante castello feretrano nell’alto Medioevo: nel momento in cui, all’epoca di Federico Barbarossa iniziarono anche qui gli scontri tra guelfi e ghibellini, le principali famiglie del Montefeltro si divisero al loro interno.

Valorizzare l’entroterra provinciale dando l’opportunità al turista di visitare ed apprezzare una Provincia ricca di storia e natura. L’ambiente, inteso in questo senso, diventa un libro vivo in cui alcune pagine non ci sono più, ma si possono e si devono raccontare. Nel borgo del Castello si possono inoltre visitare una mostra permanente delle sculture realizzate dal Centro T.A.M. (Trattamento Artistico dei Metalli) e il Centro per l'artigianato artistico del Montefeltro, che raccoglie il meglio (in quanto a tecnica, inventiva e creatività) di quanto viene prodotto da fantasiosi e sensibili artigiani della Comunità montana del Montefeltro.

Luoghi di particolare interesse:

Borgo antico di Pietrarubbia Castello
Il suggestivo borgo, che i cardinali avignonesi Albornoz e Anglic, esperti di arte militare, definivano “castrum inespugnabile” è caratterizzato da costruzioni coloniche risalenti al XVI e XVII secolo, realizzate in parte con i materiali di risulta dei crolli delle strutture fortificate. Questo antico abitato è testimoniato dalle squadrature della roccia e dagli scassi ricavati sempre nella roccia per appoggiarvi travi di solai e di coperture.
Negli anni ’90 ha avuto inizio un processo di recupero e restauro che ha coinvolto l’intero borgo, costituito dalle seguenti strutture:

Antica Rocca (mastio e torre)
La rocca, dai suoi 707 metri sul livello del mare, a oriente del monte Carpegna, domina un ampio territorio e controlla pertanto la via obbligata per scollinare dalla valle del Foglia verso le valli del Conca e del Marecchia.
Dunque una posizione territorialmente strategica, nonché imprendibile per sito e “fortissima” per architettura essendo molto articolata e complessa.
Questo “artificioso dissegno” si può far risalire al periodo della ristrutturazione operata nella seconda metà del XV secolo da Federico da Montefeltro.
Il complesso, recentemente restaurato, non è dunque che una piccolissima parte di un ben più vasto complesso architettonico che in passato interessava quasi per intero l’alto costone roccioso disteso tra l’attuale borgo e la torre suddetta, estrema propaggine meridionale del castello.
Il poderoso complesso fortilizio infatti si estende da nord a sud, a partire dal piccolo borgo, per una lunghezza di circa 208 metri, e sale da una quota iniziale di 706 metri s.l.m fino a 764 metri. La parte più alta, dove si concentrano le emergenze architettoniche più rilevanti, è difesa naturalmente ad est e a sud da profondi strapiombi, e verso Nord, in direzione del poggio, da un forte dislivello. La parte più bassa è molto meno impervia e le pendenze non eccessive dei due versanti, est e ovest, hanno favorito alcune forme di insediamento umano.
Sulla base delle letture stratigrafiche condotte sugli elevati dell’area si sono riconosciute almeno 5 fasi di costruzione: la prima corrisponde all’erezione della torre a pianta quadrangolare, probabilmente risalente agli anni attorno al 1137 su sollecitazione del conte di Pietrarubbia, la seconda corrisponde alla costruzione di un corpo di fabbrica adiacente (recinto) che potrebbe anche risalire al XIII secolo, la terza corrisponde alla costruzione di fabbricati posti per lo più a metà del poggio (di cui sono conservati alcuni resti), la quarta riguarda lo smantellamento del castello deciso da Guidubaldo agli inizi del XVI secolo, ed infine la quinta riguarda i recenti restauri alla torre a partire dal 2001.

Chiesa di San Silvestro
San Silvestro, chiesa parrocchiale di Pietrarubbia, dedicata a San Silvestro, richiama il fiorire del suo culto ai tempi del papa Silvestro II (990 – 1003), il papa del fatidico anno Mille. E proprio a questo periodo risale il capitello del ciborio (epoca romanica), ritrovato durante gli scavi di ristrutturazione della chiesa avvenuta nel 1990, grazie a Enzo e Franca Mancini con la partecipazione dell’artista Arnaldo Pomodoro.
Come si può notare nell’osservare gli spazi adiacenti alla chiesa, in origine essa copriva una superficie decisamente maggiore; purtroppo i crolli avvenuti nel 1902 e le ristrutturazioni a questi seguite hanno ridefinito la struttura non solo ridimensionandola, ma modificandone anche l’entrata e l’orientamento.
L’interno della piccola chiesa del XV secolo dona grande emozione, evidenziando la perfetta integrazione tra passato e presente; infatti, fra la trama dei soli mattoni e delle poche e strette “aperture”, emergono due opere che il maestro Pomodoro vi ha realizzato: un altare composto da blocchi di marmo e un grande sole fuso in bronzo dorato. Particolarmente raffinato anche il portale metallico con chiodature e bugne a punta di diamante.

Palazzo Gentilizio (Fondazione Pomodoro)
L’antico Palazzo Gentilizio, dalla struttura essenziale e dalle semplici linee, per ora ancora di proprietà della Fondazione Pomodoro, fu acquistato dal maestro negli anni Settanta e interamente ristrutturato.
Questa struttura ospita la mostra permanente di oggetti e sculture annualmente creati dai corsisti del TAM (corso del trattamento artistico dei metalli).

Palazzo del Vicario (ora Locanda “Il Vicariato”)
Il recente restauro ha volutamente conservato il fascino dell’antico Palazzo del Vicario (XV secolo), esaltando la struttura di antico maniero. Il palazzo è stato ora trasformato in accogliente e suggestivo albergo – locanda nel quale sono state ricavate nuove camere, con vista su una splendida valle, dotata dei comfort essenziali. Bar, sala tv, pargheggio, ristorante con cucina tipica per una vacanza all’insegna del totale relax.

Torre Campanaria
La torre civica campanaria di Pietrarubbia, restaurata nel (I o II?) dopoguerra, ha da sempre segnato le ore delle funzioni religiose e scandito il tempo delle vite dei suoi abitanti nelle diverse generazioni.
Il poeta Tonino Guerra le ha dedicato perfino una poesia, tratta da Il libro delle chiese abbandonate (1988) nella quale narra di come un’ estate la campana avesse preso a suonare da sola.
L’ultimo “campanaro”, un certo Lazzarini ha chiuso il ciclo di numerosi altri che, delegati dal Comune, venivano mandati a suonare la campana di Pietrarubbia, non solo per segnare le ore, ma anche per avvertire gli abitanti in caso di pericolo o nell’imminenza di avvenimenti straordinari

Il complesso monumentale di Sant'Arduino
Il fascino del “Castrum S. Arduini” deriva innanzitutto dalla sua particolare posizione: infatti sorge su una rupe scoscesa proprio di fronte al Castello di Pietrarubbia, in posizione panoramica.
La chiesa è dedicata a Sant’Arduino da Rimini, nato nella città romagnola nella seconda metà del X secolo e trasferitosi poi in questo solitario oratorio.
Nei secoli passati si ergeva un castello fortificato facente parte dei domini dei conti Montefeltro di Montecopiolo prima e dei signori di Pietrarubbia poi, fino al momento in cui le difficoltà che tutti i piccoli e numerosi castelli della zona incontrarono, in seguito alle lotte tra le famiglie maggiori dei Montefeltro e dei Malatesta, ne provocarono il decadimento. Infatti del castello e della chiesa “extra muros” nei documenti del Cardinale Anglico risalenti al 1371, non ne troviamo più traccia. Con lo spopolamento del complesso venne conseguentemente abbandonata anche la chiesa, che cadde così in mano a ladri e sciacalli.
Attualmente, dopo importanti opere di consolidamento della rupe, sono in corso lavori di recupero sulla chiesa e su alcuni manufatti minori (canonica e fabbricati del borgo).

fonte: www.comune.pietrarubbia.pu.it

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