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Benvenuti a Monterubbiano, unico paese della nuova Provincia di Fermo, “Bandiera Arancione”: riconoscimento annuale che il Touring Club Italiano assegna alle località di massima qualità turistica e ambientale. Da sempre i monterubbianesi vivono con orgoglio la propria terra rispettando l’ambiente, valorizzando la bellezza del panorama, il decoro e l’organizzazione urbana, garantendo con la presenza di strutture ricettive accoglienti un’ospitalità confortevole.

Monterubbiano è un comune di 2400 abitanti che sorge su una collina delle più alte del litorale adriatico, a 463 metri s.l.m. sulla sponda nord della valle dell’Aso, a una distanza di sei chilometri in linea d’aria dal mare, posizione questa che lo ha caratterizzato sia come punto di riferimento per gli scambi economici e commerciali tra i comuni limitrofi, che per un turismo mare e monti rinomato. Storicamente, oltre a dare i natali a personaggi illustri tra cui Temistocle Calzecchi Onesti che ha contribuito in maniera determinante alla scoperta della radio, Monterubbiano ha lasciato tracce culturali importanti che oggi costituiscono un ricco patrimonio artistico, ben restaurato e conservato, in continua valorizzazione. Se allora il borgo storico è fulcro di attività legate più alla tradizione, al passato e al turismo, è nella vallata di Rubbianello che risiede il maggiore polo economico e produttivo dell’intero comune fermano: la fiorente Vallata dell'Aso lo innalza a uno dei maggiori centri ortofrutticoli regionali, anche se nell’ultimo trentennio, oltre all’agricoltura come risorsa primaria, hanno avuto uno sviluppo notevole anche le attività di piccola e media industria.

Orgoglio della cittadinanza, che partecipa con notevole impegno e dedizione, è di sicuro la principale e più rinomata manifestazione “Sciò la Pica”, insieme alle numerose altre feste e sagre culinarie e tradizionali, tra cui spicca la “Sagra delle tagliatelle fritte”, piatto tipico, emblema del territorio ancora gelosamente conservato nelle sue caratteristiche. Monterubbiano, un sogno colorato di verde, d'azzurro e d'arancione, dove arrivare e ritornare è sempre un piacere. 

Monterubbiano vanta un numero cospicuo di testimonianze storico artistiche, fondamentali lasciti di un glorioso passato. Prima di entrare nel paese ammiriamo le mura castellane che circondano per circa due chilometri quasi tutto il borgo. Esse sono oggi un raro esempio di architettura militare, frutto dell’ingegno bellico di Francesco Sforza che, tra il 1443 e il 1446 rinforzò e fornì di baluardi le fortificazioni già esistenti. Seguendo il percorso delle mura è possibile ammirare le Porte di accesso al paese. Delle cinque originali ne rimangono soltanto tre: porta San Basso, detta anche Porta Vecchia, a sud-est, trecentesca con fornice a sesto acuto; Porta della Valle, detta anche Porta del Pero, a nord-ovest e Porta Sant’Andrea, a sud-ovest.

Le istituzioni culturali di Monterubbiano sono oggi concentrate nel Polo San Francesco, nel suggestivo contesto dell’ex chiesa (trasformata in splendido Auditorium), che conserva affreschi del Quattrocento, e del convento annesso, che ospita il Museo storico-archeologico, il cui primo nucleo risale al 1905 e che ospita testimonianze che vanno dalla preistoria al Medioevo, con molti reperti di epoca picena e romana. Vi trovano spazio inoltre una biblioteca, un centro di educazione ambientale e un orto botanico. Il Polo San Francesco è stato riaperto al pubblico il 23 settembre 2007 e offre la possibilità di esplorare l’antica struttura del convento risalente al XIII secolo, fondata dai Beati Lucido e Matteo, ritornati a Monterubbiano dopo la morte di San Francesco.

La Pinacoteca civica è invece ospitata all’interno del trecentesco Palazzo Comunale e comprende opere che vanno dal XVI al XIX secolo. Da segnalare è il capolavoro “Sacra Famiglia”, olio su tela, attribuito al pittore di scuola forlivese Francesco Mezzocchi e realizzato tra il 1543 e il 1545. Nella Sala Consiliare sono inoltre esposti abiti originali del 1700, merita infine una nota il cofanetto per le votazioni in legno attribuito a Pietro Alemanno e gli allievi della sua scuola alla fine del XV secolo.

Sempre all’interno del Palazzo Comunale vi è l’Archivio Storico del Comune di Monterubbiano che raccoglie pergamene e testi di antica tradizione, a partire dal “Monte di Pietà” datato 1468 e riconosciuto come uno dei più antichi delle Marche.

Entriamo nel Ghetto ebraico, presente già nel XIII secolo in quello che un tempo era il rione di San Nicolò e che oggi è Via Garibaldi. In questo rione c’è la casa più antica di Monterubbiano e ci sono i resti architettonici di un’antica sinagoga. Rimangono inoltre, parzialmente percorribili, gli antichi camminamenti sotterranei. Tante sono le chiese da visitare, preziosi scrigni di storia e arte. Segnaliamo: la Chiesa di S. Maria dell’Olmo, la prima che si incontra entrando a Monterubbiano da Fermo. Romanica, dell’XI secolo, conserva all’interno stralci di intonaco duecentisti raffiguranti apostoli e angeli e una statua lignea di S. Lucia del ‘600 veneto; la Pievania dei SS. Stefano e Vincenzo, è la parrocchia più antica di Monterubbiano e risale all’XI secolo. La chiesa, benché più volte rimaneggiata, è di struttura romanica, come testimoniano la fiancata destra, le monofore, la torre a pianta quadrata, l’abside semicircolare e l’interno a tre navate. All’esterno si può notare un portale in pietra del genere Lombardo, risalente al 1200-1300; la Chiesa dei SS. Battista ed Evangelista del XIII secolo, si presenta con due navate separate tra loro da due archi a tutto sesto su colonne cilindriche. Conserva un altare ligneo del XVII secolo e interessanti affreschi di attribuzione incerta; la Chiesa di S. Maria dei Letterati, con la tela dell’Assunzione della Vergine (1539) di Vincenzo Pagani; la Chiesa di Sant’Agostino (1266) con decorazione e pitture di Antonio La Nave di Bari e Vincenzo Pagani; e poi ancora la Chiesa Badia dei SS. Flaviano e Biagio (1266), la Chiesa di S. Michele Arcangelo romanico-gotica del XIII secolo, la Chiesa della Madonna dei Monti e la Chiesa Suburbana del SS. Crocifisso (1590).

Al XIX secolo risalgono opere di grande rilievo quali il Cimitero Monumentale (1875), opera dell’architetto Luca Galli, il Giardino pubblico neoclassico “Giacomo Leopardi”, più abitualmente chiamato “San Rocco” (1872) e il Teatro Pagani, costruito nel 1875 su un preesistente palazzo del 1570, appartenuto alla famiglia Pagani, la stessa del pittore Vincenzo a cui è dedicato il teatro. La facciata esterna si presenta con tre maestose finestre rettangolari sovrastate da altrettante a forma semicircolare. In linea con le stesse, al pianterreno, vi sono i tre ingressi. In alto spicca il frontone in stile neoclassico con decori in gesso e la scritta del nome del teatro. L’interno fu realizzato nella classica forma a ferro di cavallo e presenta tre ordini di palchi accessibili attraverso due diverse scale, e dalla platea che in totale possono ospitare quattrocento persone. I restauri iniziati dal Comune nel 1984 hanno permesso la riapertura del teatro nel 1999.

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