liberamente tratto da Mandragola di Niccolò Machiavelli
con Pierdomenico Simone
e con gli attori e le attrici della Compagnia Giovani
Francesco Lunardi, Daniela Piccolo
Elisabetta Raimondi Lucchetti in alternanza con Francesca Boldrin, Elia Zanella
regia e canovaccio Michele Mori
scenografia e attrezzeria Alvise Romanzini
costumi Licia Lucches
disegno luci Matteo Pozzobon
maschere Stefano Perocco di Meduna e Tullia Dalle Carbonare
arrangiamenti musicali Pierdomenico Simone
coreografie acrobatiche Giulia Staccioli
produzione Stivalaccio Teatro
si ringraziano Teatro Comunale Città di Vicenza
Elisabetta Granara e Diego Dalla Via, Sergio e Costanzo
"Il risultato è la riconsegna alle nostre scene di un pezzo di storia della drammaturgia teatrale che riprende vita con una notevole capacità comica e la solita meticolosa e artigianale ricerca di Stivalaccio".
Andrea Pocosgnich, “Teatro e Critica”
"La commedia che vi si agisce è un piccolo gioiello, chiara come certe mattinate di primavera fiorentina, che lavora la trama machiavelliana con tutto l’armamentario dei comici dell’arte e dei funamboli".
Carlo Lei, “Liminateatri”
Riuscire ad avere un figlio che possa portare avanti il nome della famiglia è diventata un’ossessione per il vecchio e avido Messer Nicia. Non si dà pace: è disposto a tutto pur di avere un erede. Ma non al punto di dover morire. Se però a sacrificarsi può essere qualcun altro, tutto cambia. Ha così inizio una beffa dal sapore boccaccesco, in cui chi si crede furbo sarà gabbato da chi lo è davvero.
La Mandragola è definita da molti la “commedia perfetta”. In effetti, è la più famosa e imitata commedia del Rinascimento. Machiavelli ci regala un’opera unica, in cui lo stile alto dell’Umanesimo e quello basso del patrimonio popolare si mescolano alla perfezione. Un’operazione talmente riuscita da risultare, appunto, “perfetta”, e da considerarsi di diritto un classico della nostra letteratura. Nonostante la materia leggera, Machiavelli cela nelle sue parole un’aspra denuncia nei confronti dell’ipocrisia della chiesa rinascimentale e mette in discussione i valori familiari, provocando nello spettatore un riso amaro che fa riflettere.
La nostra messa in scena si rifà ai comici dell’arte, a quel teatro fatto con un piccolo praticabile e un fondale logoro, che lascia tanto spazio alla maestria degli attori. A loro quindi l’arduo compito di far rivivere la commedia, andando a frugare nei vecchi bauli pieni di maschere, dialetti, duelli, canti, musiche e pantomime. Un omaggio al testo di Machiavelli, o meglio, un “liberamente tratto da”, attraverso quel grande gioco che è la Commedia dell’Arte.