di Dario Fo e Franca Rame
con Alessandro Federico, Matteo Gatta, Eleonora Giovanardi, Marco Ripoldi, Roberto Rustioni
regia Giorgio Gallione
Nel 1921 un emigrante italiano “volò” fuori dalla finestra del palazzo della polizia di New York: è questo l’episodio che Dario Fo prende a pretesto per Morte accidentale di un anarchico, una farsa tragica, divertentissima e inquietante. Ma la “morte accidentale” a cui si riferisce è, in realtà, quella dell’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dal quarto piano della Questura di Milano nel 1969 durante un interrogatorio per la strage di Piazza Fontana.
Ma il vero colpo di genio di Fo è stato l’ambientare questo avvenimento in un contesto ridicolmente grottesco, con protagonista un moderno giullare che usa il gioco comico, il travestimento, la maschera, lo sberleffo per smascherare le bugie arroganti e le grossolane contraddizioni di un potere goffo e sfacciato.
«Nei tempi bui dobbiamo cantare i tempi bui» ha scritto Brecht. Come il Matto protagonista di questo testo, anche Fo, affrontando denunce e processi per raccontare in palcoscenico una verità che nessuno voleva davvero sentire, si mette, come diceva Brecht, «dalla parte del torto, perché tutti gli altri posti erano occupati».
Lodo Guenzi, attore dai poliedrici talenti, guida questa sarabanda comica, grottesca e satirica un po’ commedia degli equivoci, un po’ slapstick comedy, un po’ grottesco teatro di denuncia, cosciente della grande eredità dell’autore premio Nobel.