La realizzazione del Teatro Persiani fu promossa dal gonfaloniere Monaldo Leopardi (padre di Giacomo), detto il Goldoni delle Marche, con il manifesto-programma dell’8 febbraio 1823 e firmata dall’architetto Tommaso Brandoni. In questo manifesto-programma furono descritti non solo i locali componenti il teatro, ma anche la disposizione degli ordini e dei relativi palchetti. La vendita dei palchetti avrebbe dovuto finanziare la costruzione del teatro, ma i 5475 scudi ricavati rappresentarono solo una parte dei 13223.09,8 necessari.

I lavori di costruzione iniziarono con molto ritardo, a causa delle diatribe intercorse per la scelta del sito su cui erigere lo stabile, come testimoniano la corrispondenza epistolare tra il Conte Monaldo e suo figlio Giacomo: “Il zio Carlo (Antici) ed io siamo restati molto sorpresi del suo pensiero e desiderio circa la collocazione del nuovo teatro, giacchè il zio Carlo aveva concepito questo medesimo progetto, e ce l’aveva esposto più volte, e desiderava ancor egli che esso fosse posto in opera: onde io da principio pensai ch’ella ed egli si fossero comunicato scambievolmente questo disegno, ma il zio mi assicura di no, […]“.

Nella votazione per la scelta del luogo, non fu dunque accolta la proposta di Monaldo, che aveva suggerito la zona di Monte Morello, ma prevalse l’opzione di una zona più centrale. Il conte, infatti, fu appoggiato solo da tre dei sessantanove partecipanti all’adunanza,(Monaldo chiamò loro con l’appellativo “piazzaroli”), la cui unione dei sottoscrittori prese il nome di Congregazione della Società dei Condomini del Teatro di Recanati. La scelta del luogo attuale e l’acquisto delle case ivi esistenti fu laborioso, dispendioso e lasciò a Monaldo uno strascico di ottantatre capi di imputazione. Occorsero vari anni prima che egli potesse far luce sull’intera vicenda ed essere così del tutto scagionato dalle accuse rivoltegli.

Quando il 7 gennaio 1840 il Teatro Nuovo fu aperto al pubblico la cittadinanza riconobbe infine a Monaldo il merito di essere stato “Primo motore de le patrie scene”. La sala disegnata dal Bandoni prevedeva la curva a ferro di cavallo e quattro ordini di palchi, come preventivato nel manifesto-programma. Il boccascena è architravato, sorretto da binati di paraste decorate culminanti in coppie di mensoloni a modiglione. L’apparato decorativo venne dipinto dai sangiorgiesi Saverio ed Eusebio Basili; il plafone, raccordato con lunette dipinte a Trompe l’oeil, venne affrescato dal riminese Marco Capizucchi e poi rinnovato nel 1870 dai Recanatesi Luigi Basvecchi e Lorenzo Urbani; la scenotecnica venne curata dal maceratese Gaetano Ferri; le scene furono fornite dal celebre pittore e scenografo faentino Romolo Liverani. La prima rappresentazione per l’apertura del nuovo Teatro di Recanati, nel Carnevale del 1840, dedicata ai Signori Condomini di esso, fu l’opera “Beatrice di Tenda” di Vincenzo Bellini. Seguirono Il Furioso e L’elisir d’amore di Donizetti. Direttore d’orchestra fu Giuseppe Bonfiglioli di Medicina, primo violino della città di Recanati e primo maestro della scuola di musica istituita dal Comune di Recanati nel 1837. Prima donna fu Teresa Asdrubali di Ancona, soprano, che eseguì, tra l’altro, un pezzo dell’Ines de Castro del maestro Persiani.

Ma solo nel 1898, in occasione del primo Centenario della nascita di Giacomo Leopardi, il teatro fu dedicato al celebre concittadino Giuseppe Persiani, il più famoso e valente musicista recanatese, violinista e compositore di fama internazionale, la cui opera maestra fu la già citata Ines de Castro. Il maestro Pietro Mascagni, per l’occasione, vi diresse un poema sinfonico per orchestra e quattro concerti classica eseguiti da cento professori del conservatorio di Pesaro; assistette allo spettacolo Giosuè Carducci.

Con il XX secolo il Teatro Persiani fu utilizzato per spettacoli teatrali, lirici, concerti, cabaret, e dagli anni ‘30 anche come cinema. E’ doveroso ricordare la serie di concerti che il grande tenore recanatese Beniamino Gigli eseguì al Teatro Persiani: 1915 (settembre) concerto di beneficenza; 1927 (31 luglio – 11 agosto) la Boheme; 1937 (29 giugno) concerto di beneficenza; A Recanati si costituirono in questi anni compagnie filodrammatiche amatoriali che portarono in scena con successo i loro lavori (tra tutte ricordiamo la filodrammatica di Linuccio Biancolini, regista e interprete, nonché prozio del sottoscritto, passato poi alla Rai di Torino). Negli anni post bellici il teatro fu utilizzato per spettacoli teatrali e cabaret, ma anche come cinema. Di notevole impegno il carnevale recanatese che durava per tutto il periodo e che aveva il suo apice con la serata del Grande Veglione. Verso la metà degli anni ottanta del secolo XX, una lunga vertenza tra il Condomino e il Comune, solo recentemente definita, ha determinato un lungo periodo di inattività. E’ merito innanzitutto del Sindaco Dr. Fabio Corvatta di aver messo al centro del suo programma il recupero e il rilancio del Teatro Persiani. I lavori di ammodernamento e di restauro, diretti dall’Architetto Mario Sensini, iniziati nel 1999 e conclusi alla fine del 2003, hanno consentito di riportare alla luce l’antico splendore delle strutture e delle decorazioni, deturpate o nascoste da precedenti interventi.

L’inaugurazione del Teatro Persiani è avvenuta il 31 marzo del 2004 alla presenza del Presidente del Senato, Sen. Marcello Pera. Per l’occasione, diretta dal maestro Johannes Wildner, si è esibita l’orchestra filarmonica marchigiana e il coro lirico marchigiano “V. Bellini”. Ora la gestione del Teatro Persiani, giunto alla seconda stagione, è affidata all’Associazione Amici del Teatro, in collaborazione con il Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, che ne detiene la direzione Artistica.

fonte: www.tuttiteatri-mc.net

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  • citta: RECANATI
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