Teatro Nicola degli Angeli

L’Ottocento è il secolo in cui si assiste alla diffusione capillare del Melodramma, anche nelle piccole cittadine di provincia: è per questo che si costruiscono numerosi nuovi teatri; infatti dagli anni trenta sino alla fine del secolo se ne completano più di quaranta solo nelle Marche, molti dei quali nella provincia di Macerata. Nel 1846 alcuni cittadini di Montelupone si riuniscono in “associazione di condomini” allo scopo di promuovere la costruzione di un teatro all’interno del nuovo Palazzo Comunale appena costruito. Dall’Archivio della famiglia Tomassini Barbarossa risulta che nel 1869 essa interessa l’amico architetto Ireneo Aleandri di San Severino Marche, celebrato progettista di numerosi teatri, perché disegni un’architettura teatrale da realizzarsi all’interno del Palazzo Comunale di Montelupone. L’Aleandri il 20 Aprile 1869 presenta alla Giunta Comunale un progetto con influenze palladiane e una forte impronta neoclassica, sviluppato con innegabile originalità, forse derivata dalla trattatistica del tempo. Nonostante la bontà del disegno e la fama dell’architetto di San Severino, il progetto rimane sulla carta, forse per l’avanzata età dell’Aleandri, che nel 1869 aveva 74 anni e si era ritirato dalla vita professionale attiva da tempo, o forse perché proprio in quegli anni il conte Tomassini Barbarossa si trasferisce a Macerata, dove diventerà Sindaco.

Solo nel 1884 si arriva ad esaminare un progetto definitivo che esegue l’ingegnere e architetto recanatese Giuseppe Sabbatini, già progettista dei teatri comunali di Montegiorgio e Petritoli. Il progetto è datato 26 Febbraio 1884 ed ha forme neoclassiche, con due ordini di tredici palchi e un coronamento balaustrato di evidente impronta palladiana. Le scelte del Sabbatini sono complessivamente meno innovative di quelle progettate dall’Aleandri dalle quali tuttavia rimane influenzato; nel complesso i richiami al classicismo palladiano, l’accentuazione della verticalità e degli ordini architettonici danno al progetto una rigorosa unità formale e una piacevole continuità d’insieme. La sala è a forma di ferro di cavallo poco accentuato, con due ordini di colonne, il primo scandito da pilastri quadrati con capitello dorico e il secondo da colonne corinzie, il tutto coronato da una balaustra, che delimita il piccolo loggione. L’insieme dei palchi presenta un prospetto continuo e concluso, anche per effetto della volta affrescata che non appare collegata ai palchi, ma scompare dietro la balaustra del loggione, lasciando che l’intero prospetto della sala si elevi come elemento distinto contrapposto all’ambiente di scena. In quegli anni il Sabbatini aveva ricoperto l’incarico di ingegnere comunale a Recanati e poi ad Ascoli Piceno; a Recanati in particolare ebbe la grande opportunità di concludere la fabbrica del nuovo Palazzo Comunale, il maestoso edificio pubblico voluto dai recanatesi in occasione delle celebrazioni del primo Centenario della nascita di Giacomo Leopardi. Per Giuseppe Sabbatini la fabbrica recanatese fu un’esperienza veramente fondamentale, soprattutto dal punto di vista tecnico, e la relativa sicurezza con cui affronta l’incarico di Montelupone e quelli nell’ascolano sono la maturazione di questa importante esperienza professionale. Le opere murarie del Teatro “Nicola degli Angeli” sono condotte a termine in circa due anni, cioè fino alla metà del 1886, quando avvengono i primi contatti per i lavori alle macchine di scena e alle decorazioni. La realizzazione dei macchinari scenici viene affidata ad Andrea Ferrari di Ascoli Piceno, che realizza: macchine per la pioggia, per il tuono, per la saetta, un trabocchetto completo, vari argani e arganetti, rocchetti per mettere in movimento panni o soffitti; conclude i lavori alla fine del 1887.

Nel frattempo sono stati affidati anche i lavori decorativi ed il contratto firmato tra il Comune e i professori Domenico Ferri, già autore ad Ascoli Piceno delle decorazioni di alcune sale della Pinacoteca comunale e dell’ornamento della sala del Consiglio provinciale nel Palazzo del Governo e Giovanni Picca, entrambi di Ascoli Piceno, è datato 28 Giugno 1886. Il Ferri dipinge le tre figure della volta della sala e il soffitto dell’atrio, mentre all’interno dei palchi si decora con carta di Francia. Giovanni Picca si occupa della scenografia e delle poche dorature realizzate, sui numeri e sui rideaux dei palchi. La presenza del Ferri a Montelupone non è continuativa, tuttavia, superati alcuni problemi con la committenza, il pittore ascolano riesce a portare a termine le figure della volta entro il 1887. L’artista ascolano aveva anche cercato un ritratto di Nicola degli Angeli, erudito uomo di legge nato a Montelupone e divenuto segretario del Pontefice marchigiano Sisto V. Il ritratto doveva servire forse per un medaglione o comunque una figura per la volta dell’atrio, che tuttavia non fu mai realizzata. Alle scenografie lavora Giovanni Picca, consegnando gli otto fondali che rappresentano le scene: la camera, il carcere, il gabinetto, la sala Regia, la sala, il bosco, la marina e la piazza. Nonostante i ritardi del Ferri, che ha concluso i rapporti con la committenza in gennaio e alcuni dettagli decorativi da concludere a metà del 1888 il Teatro è sostanzialmente finito. L’inaugurazione ha probabilmente luogo nel settembre del 1889, anche se non risultano documenti ufficiali; comunque ciò sembra suggerire la disponibilità di un agente teatrale di Civitanova Marche ad allestire un’opera alla fine di quell’anno in occasione della prevista inaugurazione. Il Teatro costò alla comunità circa venticinquemila lire, una somma notevole per quel periodo e superiore alle previsioni del Sabbatini, che chiude i lavori compilando il collaudo finale il 31 marzo 1894; si tratta di un atto burocratico a Teatro già inaugurato. Al momento di andare in stampa il teatro di Montelupone è in avanzata fase di restauro e si prevede la riapertura al pubblico entro l’anno 2000. Oltre al valore storico-artistico-architettonico, il teatro rappresenta per la comunità monteluponese un luogo di aggregazione e di crescita sociale prevedendone una molteplicità di utilizzi al servizio delle attività culturali dell’intero comprensorio.

La famiglia Degli Angeli (sec. XVI - XVII)

Celebre famiglia di Montelupone, che ha vantato numerosi membri nel campo letterario e della giurisprudenza. Tra questi, il più noto è senz’altro Nicola degli Angeli. Nato a Montelupone nel 1535, studiò legge a Bologna, fu giurista e poeta. Dopo un periodo trascorso a Genova, fu al servizio del vescovo di Fermo, cardinale Peretti, come suo segretario. Quando il cardinale Peretti divenne papa (Sisto V), Nicola degli Angeli lo seguì a Roma, per poi tornare nelle Marche in qualità di Segretario del comune di Ascoli. Fu menbro illustre dell’Accademia dei Catenati di Macerata. Fra i versi da lui scritti ricordiamo: “A Pio V nella vittoria dei cristiani contro i turchi”. La sua attività poetica ha trovato espressione soprattutto nella favola pastorale “Ligurino” (Venezia, 1574), nella commedia “L’Amor pazzo” (Napoli, 1590), nelle tragedie “Arsinoe” (Venezia, 1594), nelle opere di ispirazione religiosa come: “Canto della SS. Vergine di Loreto” (Senigallia, 1594) e “Maddalena penitente” (Ascoli, 31/5/1599). Morì ad Ascoli Piceno nel 1604. Conobbe personalmente Torquato Tasso, cui dedicò questo sonetto:

Non pur là dove il sol le bionde chiome
spiega o raccoglie in più lontana parte,
ma qua dal Monte, che l’Italia parte,
suonar non può, ch’è muto oggi il mio nome.

Se l’ode il Tronto, l’ode appena, e come
di tal, che veglio omai piange in disparte
or di Saturno l’arte, et or di Marte,
che m’ha l’ardir, non che la forza doma.

Credami ben con più famosi gridi
doppi fregi acquistar col doppio inchiostro;
ma credenza mortal in che ti fidi?

Seccarsi i lauri, impallidirsi l’ostro,
Tasso, per me così repente io vidi
che favola divenni al secol nostro.

fonte: www.comune.montelupone.mc.it

Informazioni aggiuntive

  • citta: MONTELUPONE

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