Da Auximum a Boccolino

Osimo è un comune di spiccato interesse storico e artistico della provincia di Ancona; sorge in posizione elevata a 265 m. s.l.m., ad appena 15 km. dal mare, ed ha una popolazione di quasi 33.000 abitanti. Il centro storico si è sviluppato su due colli vicini che dominano la valle del Musone. Sul più alto di essi, detto Gòmero nacque il centro abitato dai Piceni, i quali devono aver visto in questa altura una fortezza naturale contro i confinanti Galli Senoni.

Dall’età romana all’Alto Medioevo

Nel 286 a.C. questo insediamento piceno passò ai Romani, che lo chiamarono Auximum e lo dichiararono municipium. La città assunse una notevole importanza nell’ambito della provincia del Picenum, tanto che nel 49 a.C. Giulio Cesare, in guerra con Pompeo, se ne impadronì. L’impronta di Roma è visibile soprattutto nella parte mediana del centro storico, in cui è facilmente riconoscibile lo schema del castrum, caratterizzato dall’asse viario detto cardo e dal decumano (oggi corso Mazzini). Sul Gòmero si elevava invece la cittadella fortificata detta arx a proteggere il Capitolium. Numerose e varie sono le testimonianze di età romana: monete, oreficeria, mosaici pavimentali e soprattutto molte statue private della testa probabilmente nei turbolenti anni che seguirono la fine dell’impero romano. Queste statue, oggi conservate nell’Antiquarium comunale, hanno guadagnato agli osimani il derisorio, e immeritato, appellativo di “senza testa”. Osimo è una delle poche città delle Marche che conserva ancora un tratto (200 metri) di mura romane. Alte tra i sei e gli otto metri, in epoca romana e anche dopo la fine dell’Impero dovevano raggiungere i dieci, e ciò spiega la forte resistenza che la città oppose a ogni assedio. Pure importanti sono i resti della Fonte Magna, ampia esedra al centro di un complesso sistema di approvvigionamento idrico. L’avvento del Cristianesimo portò a Osimo nel IV secolo una sede vescovile, che vi sarebbe rimasta fino al 1972, quando la diocesi osimana fu aggregata a quella di Ancona. Primo vescovo della città fu, secondo la tradizione, S. Leopardo, oggi suo coprotettore. Sempre al IV secolo viene fatto risalire lo splendido sarcofago dei Ss. Martiri, conservato nella cripta del Duomo, che racchiude le reliquie dei santi Sisinio, Fiorenzo, Dioclezio e Massimo, lapidati durante una delle ultime persecuzioni dei cristiani..

L’importanza di Osimo si protrasse ben oltre la fine dell’Impero romano, tanto che durante la guerra greco-gotica (VI secolo), essa appariva allo storico Procopio di Cesarea come il capoluogo del Piceno. Questa lunga guerra si rivelò tuttavia disastrosa per Osimo poiché la città fu presa dai bizantini nel 539 dopo un durissimo assedio durato sette mesi, riconquistata dai Goti nel 544 dopo un nuovo assedio, questa volta di un anno, e infine ripresa dai bizantini dieci anni dopo. Nonostante le spaventose distruzioni e la perdita di popolazione subite, Osimo sopravvisse e fu annessa all’esarcato bizantino di Ravenna, facendo parte della Pentapoli annonaria fino al VII secolo, quando cadde in mano ai Longobardi. Il dominio di questi ultimi fu spezzato dai Franchi di Pipino il Breve che la donarono alla S. Sede nel 754. Nell’VIII secolo fu costruita sull’arx la prima cattedrale di S. Leopardo, che avrebbe subito in seguito diversi ampliamenti e rifacimenti. Una preziosa testimonianza dell’arte di questo periodo è la lamina di S. Leopardo, oggi conservata nel Battistero.

Dall’XI al XV secolo

Il Comune si forma ben presto, già nell’XI secolo, e controlla un territorio piuttosto vasto, allargato verso l’interno. Tra le località soggette a Osimo troviamo Filottrano, Offagna, Santa Maria Nuova, Cingoli, Staffolo, Castelfidardo, Montefano, Appignano e Montecassiano. Gradualmente il centro abitato si allarga verso est e vengono perciò ampliate le mura. Tra Duecento e Trecento il Duomo viene ampliato assumendo forme simili alle attuali con l’aggiunta del protiro, del presbiterio, dell’abside e della cripta. Il Comune è governato da un podestà, conoscitore del diritto e forestiero, mentre il potere legislativo risiede nei due consigli, dei Cinquecento e dei Duecento.

Gli statuti del 1308 prevedono una divisione della città in terzieri, ciascuno dei quali deve amministrare anche una parte del territorio extra moenia. Lo stesso documento menziona numerose corporazioni (fabbri, falegnami, calzolai e altri) ben presenti nell’economia cittadina. Nel XII secolo Osimo aveva collaborato con Recanati nella realizzazione del suo Porto, che sarebbe andato a vantaggio del commercio di ambedue i comuni rivolto verso la Repubblica di Venezia. Con quest’ultima Osimo strinse alleanza in funzione antianconetana. Nei conflitti tra Papato e Impero Osimo prese più volte le parti di quest’ultimo, tanto che nel 1233 papa Gregorio IX le tolse la cattedra vescovile trasferendola a Recanati. A metà del Duecento viene edificata l’imponente chiesa di S. Francesco, oggi nota con il nome di S. Giuseppe da Copertino.

Le libertà garantite dagli statuti vengono ridimensionate dalle costituzioni del cardinale Albornoz, emanate a Fano nel 1357, tese a porre i comuni sotto una maggiore tutela da parte della Chiesa. Osimo non si sottrae alle turbolenze che toccano la Marca tra XIV e XV secolo: nel 1399 cade sotto il dominio dei Malatesta di Rimini restandovi fino al 1430. Restaurato un governo fedele alla Chiesa, appena cinque anni dopo la città viene conquistata dal condottiero milanese Francesco Sforza, che assoggetta quasi tutta la Marca fino al 1443.

Conflitti con Ancona

Tornata sotto il governo ecclesiastico, ma sempre gelosa della propria autonomia, Osimo trova diversi motivi di scontro con la confinante Ancona. Nel 1445 per volere di papa Eugenio IV perde, a vantaggio della città dorica, il controllo dell’importante castello di Offagna con la sua Rocca. Nel 1476 un episodio apparentemente futile – l’uccisione di alcuni maiali sconfinati in territorio anconetano – dà origine a un sanguinoso combattimento noto come “la battaglia del porco”. Il capitano di ventura osimano Boccolino di Guzzone, al comando di soli 800 uomini riuscì con abili stratagemmi ad avere la meglio su un agguerrito esercito composto da 4000 soldati di Ancona, Ascoli e Camerano. Boccolino tentò allora, sull’onda del sostegno popolare, di diventare signore di Osimo, ma venne infine sconfitto e costretto ad abbandonare la città nel 1487 da Giangiacomo Trivulzio, un condottiero al servizio della Chiesa. Questo episodio segna l’inizio di un definitivo assoggettamento della città allo Stato ecclesiastico.

a cura di Pier Luigi Cavalieri

Informazioni aggiuntive

  • citta: OSIMO

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