Il territorio del comune di Monte Porzio e Castelvecchio entra nella storia solo con i Galli Senoni, ma è documentato che esso fosse abitato già dagli uomini dell'età della pietra.
Un rinvenimento molto importante, forse il più interessante della vallata è il grande vaso attico, da un documento del 1952 si dice: «...riguardante le figurazioni del cratere a colonnette che si conservava nel secolo scorso in casa dei Duchi di Montevecchio a Fano e che si era rinvenuto in un tenimento della stessa famiglia a Monteporzio dentro un sepolcro, con altre suppellettili (...). Il vaso rappresentante un scena di un guerriero che si arma, ed è il maggior esemplare a figure rosse del Museo d'Ancona e risale alla prima metà del sec, V a. C.».
Rinvenimenti molto importanti riguardano il periodo romano:
1) Ascia romana di bronzo rinvenuta presso i ruderi romani nel 1925
2) Nel predio Taddei, poco lontano dal moraccio resti di costruzioni in calcestruzzo (1952)
3) Nel podere Micci (1878), al confine di Monte Porzio, sono stati trovati moltissimi rottami di tegole di vasi antichi. In un muro simile al Moraccio si rinvenne un sepolcro ricoperto di tegole, con vasi ed un campanello privo di batacchio. In uno scavo praticato dal colono si rinvennero rottami di vasi da cucina, anfore
Monte Porzio
La famiglia Montevecchio
La storia di Monte Porzio è legata quasi fin dalle origini alla famiglia Gabrielli dei conti di Montevecchio. Fino al Quattrocento o ai primi del Cinquecento non si può parlare della esistenza di un vero centro abitato, ma soltanto di una pieve cioè di una popolazione sparsa nel territorio e, se mai, raggruppata presso i vari castelli. Con i Montevecchio il paese ha in comune anche lo stemma. Il 24 ottobre 1428 viene fatto un documento di investitura sulle terre su cui si basa mezzo millennio della nostra storia. Vengono precisati i confini: i quattro lati definti dal fiume Cesano, il rio di San Michele o Saletto (al confine con Mondavio e Orciano), la «Serra» ossia lo schienale delle colline da Monte Cucco a San Giovanni (al confine con San Giorgio e San Costanzo), il Rio Maggiore, lati comprendenti tutto il territorio del comune di Monte Porzio più parte di Monterado.
Castelvecchio
Il paese
Anche il centro abitato di Castelvecchio si è sviluppato nel quattrocento con l'arrivo dei conti di Montevecchio. Pur essendo oggi frazione di Monte Porzio, Catelvecchio ha una storia ben diversa, con i Della Rovere prima, con i Barberini poi. A questi ultimi si deve anche la costruzione nel XIX secolo della nuova chiesa parrocchiale di Sant'Antonio di Padova, che conserva tre altari della chiesa originaria e due opere di notevole interesse artistico: la pala maggiore e la Passione di Cristo.
L'elemento più importante del paese è senz'altro il palazzo Barberini, che svetta sul centro abitato dominando case e poderi circostanti, simbolo della potenza dei Barberini, ai quali faceva capo tutto il paese. Il palazzo, in origine si presentava a pianta quadrangolare con fossato, torri angolari poligonali, forti scarpature, beccatelli e merlature, bocche da fuoco circolari, ha oggi un aspetto meno guerriero dopo la trasformazione degli ultimi secoli, quando i Barberini ne hanno fatto il fulcro dell'estesa proprietà agraria. All'interno il palazzo si compone di diverse parti.
La residenza nobiliare vera e propria si sviluppa su due piani, con numerose stanze, talune con volte affrescate, e servizi organizzati intorno ai cortili, il principale dei quali con cisterna, l'altro più ridotto. Particolarmente interessante lo studio, dove si conservano numerosi volumi e documenti di famiglia. Alle pareti due piante della proprietà: una del 1696 l'altra indicante i confini, le varie colture, le dimore rurali, i tiponimi, gli edifici più rappresentativi dell'ampio territorio sul Cesano di pertinenza dei principi Barberini. Di grande interesse anche l'archivio con i numerosi registri dell'amministrazione agraria.