Da Fanum Fortunae ai Malatesta
Fano (62.400 abitanti, in provincia di Pesaro e Urbino), sorge sull’Adriatico lungo importanti vie di comunicazione ed è il terzo comune delle Marche per popolazione dopo Ancona e Pesaro. L’importanza di questa cittadina è legata sin dall’epoca romana alle vie di comunicazione essendo stata il luogo di sbocco sul Mare Adriatico della consolare Via Flaminia, aperta nel 222 a.C., che piegando verso nord giungeva poi fino a Rimini.
Fano romana
L’antico nome della città, Fanum Fortunae, viene menzionato per la prima volta da Giulio Cesare accanto a quelli di Pesaro e Ancona, tutti centri che egli occupò immediatamente dopo aver oltrepassato il Rubicone, presso Rimini, nel 49 a.C. Il nome della città era probabilmente legato a un tempio eretto alla dea Fortuna, intorno al quale si era sviluppato il centro abitato. Al tempo di Augusto Fano assunse il nome di Colonia Julia Fanestris ed è noto che, costruita su un reticolato di vie, si estendeva su buona parte dell’attuale centro storico. Fu lo stesso imperatore che fece edificare le mura cittadine (di cui si conservano notevoli resti), dotate di torrioni e di una porta a tre fornici, oggi nota come Arco di Augusto e che costituisce uno dei più importanti edifici di età romana delle Marche. L’Arco era originariamente sormontato da un grande attico a pseudoportico, andato distrutto nel 1463 durante un assedio di Federico da Montefeltro. Al centro della città fu edificata la Basilica Vitruviana (oggi scomparsa), così detta dal nome dell’architetto che la progettò descrivendola poi nel suo famoso trattato. Dall’età augustea fino al terzo secolo d.C. questo grande edificio a portici e colonne affacciato sul foro cittadino svolse il ruolo di luogo di incontro per i cittadini e di contrattazione per i mercanti.
La città mantenne la sua importanza fino all’età tardoimperiale, quando vi trovò diffusione il Cristianesimo ad opera soprattutto del primo vescovo di cui si abbia sicura notizia, S. Paterniano, oggi patrono della città. Nei pressi di questa città nel 271 l’imperatore Aureliano sconfisse gli invasori Alemanni o Jutungi in quella che passò alla storia come la battaglia di Fano. Nel 399 vi sostò l’imperatore Onorio con il generale Stilicone e nel 410 vi fece tappa il pontefice Innocenzo I, diretto a Ravenna per chiedere aiuto contro le orde di Alarico che minacciavano Roma.
Il Medioevo
Furono soprattutto le terribili distruzioni della guerra tra Goti e Bizantini a far cessare del tutto la vita a Fano. Tuttavia, allorché l’Italia si trovò divisa tra i Bizantini dell’Esarcato di Ravenna e i Longobardi, la città rinacque grazie al fatto di trovarsi sulla via di collegamento tra Roma e Ravenna, lungo quello che è stato chiamato “il corridoio bizantino”, insieme alle altre città della Pentapoli Marittima (Rimini, Pesaro, Senigallia e Ancona). Dopo essere stata occupata per un breve periodo dai Longobardi, Fano fu compresa nel territorio dei Franchi di Carlo Magno governato dal Papato. A partire dall’VIII secolo acquistò sempre più importanza, anche dal punto di vista economico, l’abbazia benedettina di S. Paterniano sorta lungo la Flaminia a un chilometro dalla città e successivamente scomparsa (il luogo è oggi riconoscibile da un piccolo oratorio dedicato al santo patrono).
Con la nascita del Sacro Romano Impero germanico, Ottone I concesse il governo della città ai suoi vescovi. Tuttavia un altro imperatore, Enrico IV, in lotta contro papa Gregorio VII, assediò Fano (1082) aggregandola a quella che si chiamava allora la “Marca di Guarnieri”. Nel XII secolo si costituì il Comune, che cercò di espandersi alleandosi con Venezia contro le vicine città di Pesaro e Senigallia. Per garantirsi la protezione della Serenissima alla metà del XII secolo i fanesi prestarono persino un giuramento al doge di Venezia. Nel 1140, dopo un incendio, fu ricostruita la Cattedrale (dedicata a S. Maria Assunta). Nei primi decenni del secolo successivo Fano cadde sotto la dominazione dei marchesi d’Este. Durante le lotte tra guelfi e ghibellini la città vide scontrarsi le famiglie Del Cassero e Da Carignano. Le solide mura augustee, ancora in piedi, le consentirono persino di respingere un assedio di Federico II.
La signoria dei Malatesta
Alla fine del Duecento il Comune era governato da un podestà (si edificò in questo periodo il Palazzo del Podestà, la cui facciata è oggi inglobata nel Teatro della Fortuna), ma le lotte intestine non si placarono, sino al graduale affermarsi, nel Trecento, della signoria dei Malatesta, che, tra alterne vicende, tennero la città fino al 1463.
In questi secoli Fano era uno dei principali porti rivolti verso Oriente, punto cruciale per il commercio di vini, spezie esotiche e stoffe preziose.
Proprio a Fano il cardinale Egidio Albornoz, legato pontificio incaricato di riportare la Marca sotto il dominio della Santa Sede, convocò il Parlamento della Marca (29 aprile 1357) e promulgò le celebri Costituzioni Egidiane, una raccolta di leggi che definivano e regolavano il nuovo assetto territoriale di tutti i domini pontifici.
Tra i Malatesta che ebbero la signoria di Fano notevoli figure furono Galeotto, Pandolfo III, capitano di ventura al soldo di Venezia e di Milano morto nel 1427 e soprattutto Sigismondo Pandolfo, i cui domini si estendevano da Cervia a Senigallia. Quest’ultimo fece di Fano una seconda capitale (dopo Rimini) della sua signoria allargandone le mura, edificando la Rocca col relativo mastio e dotandola di una vera corte. In questo periodo i Malatesta chiamarono in città artisti dell’Italia settentrionale come gli autori delle tombe malatestiane nella chiesa di S. Francesco, mentre edificarono il loro Palazzo, affacciato sulla magnifica Corte Malatestiana, spazio aperto destinato a manifestazioni e spettacoli. Dopo la fine della signoria il palazzo divenne sede del Comune, mentre oggi ospita il locale Museo Civico e la Pinacoteca.
La signoria dei Malatesta su Fano e sul suo territorio cessò nel 1463, quando Federico da Montefeltro, duca di Urbino, conquistò la città dopo un lungo assedio annettendola al suo stato.
Dal Quattrocento a oggi
Dopo i Malatesta
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Dopo la fine della dinastia malatestiana nel 1463, la nobiltà locale e la popolazione vollero entrare sotto il diretto controllo della Santa Sede. I Malatesta lasciarono a Fano opere notevoli, come l’imponente Rocca, terminata nel 1452 provvista di un alto Mastio (sarebbe andato distrutto durante l’ultima guerra mondiale), il Palazzo e la Corte, le due arche poste sotto il portico dell’ex chiesa di S. Francesco, una delle quali – la tomba di Pandolfo III – datata al 1460, è attribuita a Leon Battista Alberti, e la fastosa Villa di Caminate, presto abbattuta. Lo stesso architetto che aveva realizzato la Rocca, Matteo Nuti, si occupò anche del rifacimento della Porta Maggiore e dell’adiacente Bastione.
Dopo il 1463 Fano fu amministrata da un governatore nominato dal pontefice e indipendente dal Governo della Marca. Tuttavia il passaggio al nuovo ordine non fu così indolore, dato che nel 1498 il governatore Paolo Cybo fu assassinato durante un tumulto popolare e appena qualche anno più tardi la città patì il breve dominio di Cesare Borgia. Neppure il governatore Costantino Comneno, già principe di Macedonia, fu gradito alla popolazione e alle fazioni nobiliari, tanto che egli stesso rinunciò alla carica dieci anni dopo la sua nomina, nel 1526. L’importanza e la posizione strategica di Fano appuntavano sulla città le mire di diversi potentati. In particolare il duca di Urbino Guidubaldo II, il cui territorio accerchiava la città da tre lati, tentò senza successo di annettersela. Le minacce esterne non facevano cessare le lotte tra le famiglie dell’oligarchia nobiliare cittadina, finché un governatore, Silvestro Aldobrandini, non tentò di pacificare gli animi costituendo una "Compagnia della Santa Unione" contro tutte le contese. Il figlio Ippolito, nato a Fano nel 1536, sarebbe diventato papa nel 1592 con il nome di Clemente VIII. Tra le opere pubbliche realizzate nel corso del Cinquecento vi fu la statuetta della Dea Fortuna, realizzata dall’urbinate Donnino Ambrosi per la fontana di Piazza Maggiore.
La vita artistica continuò ad essere viva anche nel Seicento grazie al mecenatismo di vescovi – la città era ed è sede episcopale – e ordini religiosi: operarono a Fano in questo secolo pittori celebri come Guido Reni, Ludovico Carracci, il Domenichino e il Guercino, Simone Cantarini e Giovanni Francesco Guerrieri, i cui dipinti si trovano oggi nelle chiese e nei musei cittadini. La letteratura trovò impulso con la fondazione dell’Accademia degli Scomposti, l’arte drammatica con la realizzazione del locale Teatro della Fortuna nel 1677, la musica e il canto con la Cappella musicale del Duomo. Le istituzioni scolastiche erano ben rappresentate. Una di esse, nata nel 1680 come Collegio degli Studi, fu riconosciuta come Università nel 1729 e continuò a essere attiva fino al 1824. Nel 1680 fu istituita la Biblioteca Federiciana, oggi una delle raccolte librarie più ricche delle Marche.
L’importanza dello scalo marittimo di Fano è ben documentata. Già nel Quattrocento erano presenti in città maestri d’ascia, calafati, carpentieri e falegnami capaci di costruire e riparare navigli di varia grandezza. Fiorivano i traffici con i porti adriatici. Tuttavia un porto canale (l’unico possibile su una costa bassa come quella fanese) si realizzò solo tra il 1613 e il ’18 con l’escavazione di un canale proveniente dal Metauro e con la costruzione di una darsena ottagonale tra Porta Giulia e la Rocca malatestiana. Quest’ultima avrebbe avuto la funzione di proteggere il nuovo porto da eventuali assalti dei Turchi. Tuttavia l’opera, detta Porto Borghese perché voluta da papa Paolo V Borghese, non poté dare l’impulso sperato ai commerci marittimi perché si insabbiò ben presto e diede ospitalità solo alle barche da pesca. Solo a metà Settecento si riuscirà a migliorare la situazione del porto.
Dopo l’Unità d’Italia il porto peschereccio conobbe un costante sviluppo: se nel 1861 gli addetti alla pesca erano 215, nel 1940 raggiungeranno il numero di 500; inoltre verranno edificati gradualmente dei moli in muratura. Oggi la pesca è un importante settore economico che dà lavoro a 500 persone, anche se il settore trainante per la città è costituito dal turismo balneare.
Nel 1930 fu inaugurato un aeroporto cui sarebbe stata collegata più tardi una scuola di pilotaggio dell’Aviazione. L’aeroscalo sarebbe stata attivo soprattutto tra il 1940 e il ’43, per riprendere poi l’attività nel dopoguerra con una scuola di volo dell'Aero Club.
Numerosi gli scrittori fanesi che si sono distinti nel corso del Novecento: tra essi Fabio Tombari (1899-1989), che acquistò grande notorietà soprattutto negli anni Venti-Trenta con Le cronache di Frusaglia (1928), Il libro degli animali (1935) e I ghiottoni (1939). Altri fanesi illustri operarono soprattutto nell’ambito del giornalismo di cultura: tra essi Valerio Volpini (1923-2000), saggista e direttore dell’"Osservatore Romano" dal 1978 al 1984, Giuseppe Bonura (1933-2008) autore di romanzi, racconti e libri di saggistica letteraria, e Luciano Anselmi (1934-1996), cui si devono apprezzati romanzi e una serie di gialli ambientati proprio a Fano e nella provincia marchigiana.
Il Carnevale e le altre manifestazioni
La grande manifestazione di livello nazionale cui la città ha dato vita sin dal Medioevo è il suo celebre Carnevale, la cui esistenza è attestata persino nello Statuto del Comune datato 1450, ma anche in un documento del 1347. Nel 1872 fu costituita la Società della Fortuna incaricata di preparare i festeggiamenti carnascialeschi. Nel corso del tempo si andarono definendo le caratteristiche del Carnevale fanese: la sfilata dei grandi ed elaborati carri allegorici, il "getto" dei dolciumi sulla folla, la "Musica Arabita" che chiude il corteo e il rogo del "Pupo" al termine della kermesse. Oggi il Carnevale di Fano, che vede la partecipazione di oltre 100.000 persone, si può considerare la più importante festa popolare delle Marche.
Tra gli altri eventi che caratterizzano la città si segnalano: il Fano International Film Festival, specializzato in corto e mediometraggi d’autore, il Fano Jazz by the Sea, nato nel 1991, e la Fano dei Cesari, manifestazione sorta nel 1986 per promuovere l'immagine della città puntando sul suo illustre passato romano.
a cura di Pier Luigi Cavalieri