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Montedinove sorge tra le valli dell’Aso e del Tesino, sul colle più alto della zona, a soli 3 Km da Montalto. Scavi archeologici anche recenti hanno portato alla luce nei suoi dintorni tombe picene con corredi funerari; una parte degli oggetti è stata raccolta dall’Archeoclub e depositata in Municipio. Secondo alcuni studiosi potrebbe trattarsi del sito della misteriosa Novana, città romana che Plinio il Vecchio colloca nel Piceno interno e di cui non è stata ancora trovata l’ubicazione. Una seconda ipotesi colloca questa città nella zona di Carassai o non lontano dal santuario di Monterinaldo.

Il territorio di Montedinove fa parte della donazione che il feudatario Longino di Azzone fece nel 1039 all’abate di Farfa, e furono proprio i Farfensi a costruire nel XII sec. Le fortificazioni che oggi danno al paese una conformazione quasi circolare. La cinta muraria aveva due porte: la Porta dei Monti, non conservata, e la Porta Marina, costituita ormai dal solo arco di passaggio. Intorno al 1240 il castello assediato tenne testa per ben due anni all’esercito del re Enzo, figlio di Federico II, guidato da Rainaldo d’Acquaviva, e per questo sembrò giusto ribattezzarla come Porta della Vittoria. L’istituzione del comune risale al Xlll sec.

L’illuminato dominio farfense esercitò un ruolo positivo nell’economia cittadina, incoraggiandone le l’attività. Fiorirono cosi le Corporazioni di Arti e Mestieri; quella dei sarti ha lasciato una sua traccia nell’archivolto in cotto di un portale trecentesco con lo stemma della propria Congregazione. Dopo la soppressione del Presidato entrò a far parte di quello di Montalto, costituito da Sisto V nel 1586. La struttura urbana è caratterizzata dal caldo colore dei laterizi degli edifici e si raccoglie intorno alla piazza principale sulla quale si affacciano il Comune, la chiesa di S. Maria de Cellis e la chiesa di S. Lorenzo.

Il Palazzo Comunale è il risultato di successive ricostruzioni. La facciata con porticato e un campanile a vela in aggetto venne rifatta alla fine del Settecento. Di fronte il portale gotico, oggi murato, con due leoncini stilofori in travertino e un arco in cotto con l’agnello di S. Giovanni e un iscrizione del 1358. La data si riferisce ad una precedente cappella della Misericordia posta trasversalmente alla piazza. Alcuni simboli che vi sono stati scolpiti: la croce, il cerchio e la margherita a cinque petali, sono stati messi in relazione con l’ordine dei Templari.

Tradizionalmente si vuole che il portale provenga dalla chiesa del SS. Crocifisso posta ad un livello inferiore, con cui a analogie strutturali. Il nome le deriva dal Crocifisso, che era collocato in una pregevole cornice barocca con girasoli, oggi nella chiesa superiore; alle pareti resti di affreschi trecenteschi. L’interno di S. Maria de’Cellis, dal bel pavimento in cotto, conserva anche una croce astile anche essa del XlV sec. E un affresco della Madonna della Misericordia datato 1512, realizzato con lo stesso cartone che servì per l’affresco della chiesa di S. Maria in Viminatu a Patrignone. La chiesa di S. Lorenzo con la facciata incompiuta è opera di Pietro Maggi (1786-1797) e venne costruita su una chiesa più antica; l’interno è decorato con stucchi del ticinese Domenico Fontana. Nel borgo, oltre ai resti di un torione, si nota un’abitazione con una elegante loggetta di ispirazione rinascimentale, ma del XVlll sec.

Al di fuori del centro abitato, sulla via Cuprense, nel XVll sec. Sorse il santuario di S.Tommaso Becket, il coraggioso santo inglese fatto uccidere nel 1170 da Enrico ll nella cattedrale di Centerbury. Il suo culto è molto sentito: viene invocato dai fedeli soprattutto per le malattie delle ossa. Il legame con questo grande personaggio era molto più stretto e soprattutto più antico: il santo aveva inviato in dono al vescovo di Fermo Presbitero, suo compagno di studi all’università di Bologna, una preziosa casula di manifattura araba del Xll sec. Ricamata in seta e oro e conservata nella cattedrale di Fermo.

da visitare:

IL PALAZZO COMUNALE Più volte rimaneggiatO, presenta ancora l'eleganza del suo primitivo impianto. E' di originale architettura composita, con porticato a triplice arco, due a tutto sesto ed uno a sesto acuto, sovrastato da un originale campanile a vela.

LA CHIESA DI S. LORENZO Questa è definita da molti la più bella del paese, malgrado la facciata esterna non è stata mai portata a compimento. Essa si innalza sul sito di una precedente Chiesa di cui non si conoscono le origini, ma che a sua volta sembra sia stata fondata sulla base di un'altra preesistente, poichè lungo le mura esterne dell'odierno edificio, per un tratto di 10 metri di lunghezza, si possono ancora scorgere le tracce di una primitiva costruzione in pietra, eretta probabilmente in un periodo contemporaneo alla nascita e allo sviluppo della rocca medievale da cui si è poi formato l'abitato di Montedinove. Il progetto della Chiesa e la direzione dei lavori vennero affidati all'architetto ticinese Pietro Maggi che seppe realizzare un vero capolavoro, dato dall'eleganza delle decorazioni per le quali egli si avvalse di maestranze appositamente chiamate dalla Svizzera. Il colonnato con scanalature a vista, ornato da finissimi capitelli in stucco bianco, la cui perfezione scultorea non ha pari nella zona, si deve ad esempio al ticinese Domenico Fontana.

LA CHIESA SANTA MARIA DE' CELLIS Venne costruita sull'antica Chiesa del crocifisso. E' importante testimonianza della presenza dei Templari nelle zone del piceno, soprattutto per il particolarissimo portale. Ciò che subito colpisce osservandolo è la composizione in tre materiali diversi che fanno pensare ad una ricostruzione con elementi estrapolati da altre realtà preesistenti. In quasi tutte le pietre che compongono il portale sono scolpiti dei simboli legati all'ordine cavalleresco dei Templari. Nel suo interno si sono conservati un affresco del Paganini, riproducente la Madonna della Misericordia e, dietro l'altare, uno splendido crocefisso del 1300.

I RESTI DELLE FORTIFICAZIONI Sono ancora evidenti, come " la Porta della Vittoria", una delle due entrate al paese, già denominata "Porta Marina", del secolo XII e i ruderi della torre medievale anch'essa risalente al secolo XII.

IL CENTRO STORICO Passeggiando nel centro storico si rimane affascinati dalla bellezza dell'architettura e dalla ricchezza di particolari di indubbio interesse, come i lavatoi comunali, le "fontanelle dell'acquedotto del Polesio", lo stemma della congregazione dei "sutores" (sarti) del secolo XIV e la caratteristica ed elegante loggetta del sec. XV.

IL CONVENTO DI SAN TOMMASO DI CANTERBURY La facciata della Chiesa presenta un porticato a cinque archi. Essa risale a metà del XVIII secolo e l'interno è a una navata con un interessante soffitto a cassettoni. Nel convento è annesso anche un chiosco interamente recintato da ampie vetrate.


fonte: www.comune.montedinove.ap.it

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