Palazzo Ravenna (sede Municipale)

Palazzo Ravenna e il nuovo piano urbanistico

Palazzo Ravenna fu uno dei primi edifici realizzati nel nuovo impianto urbano costiero, progettato dall’architetto Pietro Augustoni (1741-1815) nel 1779, per volere del papa Pio VI, dopo la disastrosa frana. La realizzazione del nuovo incasato doveva garantire un luogo sicuro dalle numerose frane che interessavano il paese alto e contemporaneamente dovevano far fronte all’aumento della popolazione.

Il nuovo incasato presenta ancora oggi i criteri disposti dal progetto dell’Augustoni: infatti seguendo i principi urbanistici neoclassici, improntati ad una estrema regolarità e funzionalità, l’architetto dispose gli edifici su isolati quadrangolari determinati da tre assi paralleli alla Via Lauretana (l’attuale Strada Statale), arteria principale del nuovo incasato, con andamento da nord a sud, e da vie che si intersecano con queste ad angolo retto. Inoltre stabilì che i palazzi che si affacciavano su Via Lauretana dovessero essere a tre piani, mentre gli altri a due piani. I palazzi mostrano delle facciate che si allargano sulla strada e una modesta profondità, mentre molti presentano sul retro bellissimi giardini.

Venivano inoltre individuate tre aree funzionali della città, secondo un concetto urbanistico di impostazione ippodamea: la zona residenziale e dedicata agli edifici pubblici lungo la Via Lauretana; l’area dedicata alle attività industriali e commerciali a ridosso della spiaggia; una zona “popolare” intorno alla chiesa di San Pio V. Il nuovo insediamento doveva essere organizzato intorno alla piazza centrale, aperta sulla Via Lauretana, che doveva accogliere la nuova chiesa.

Palazzo Ravenna corrisponde esattamente alle prescrizioni dell’Augustoni e venne edificato nella zona residenziale, ai confini meridionali dell’area prescelta dall’architetto per il nuovo incasato, che aveva appunto come limite l’attuale Via Garibaldi.

 

Descrizione

Palazzo Ravenna, oggi sede del Municipio, è una delle poche realizzazioni architettoniche dell’architetto, incisore, pittore e decoratore sangiorgese Pio Panfili (1723-1812). Il fronte occidentale, che era stato concepito come ingresso principale, presenta una facciata sobria e elegante e si innalza su tre ordini sottolineati da marcapiani che evidenziano la suddivisione interna dei solai.

È realizzato in laterizio nei due piani superiori ed è stretto da cantonali in bugne lisce, che riprendono il motivo del piano terra. Il corpo centrale è lievemente avanzato ed è tripartito da paraste tuscaniche, che scandiscono le finestre del primo e del secondo piano, sormontate da strette mensole aggettanti. Presenta tre portali archivoltati alternati a finestre. Dal corpo centrale si allungano due corpi di fabbrica in laterizio della stessa altezza del primo piano, sormontati da una terrazza.

Il fronte orientale è arretrato rispetto alla strada e presenta un ampio giardino con alte palme, attualmente utilizzato come ingresso principale del municipio e quale splendido palcoscenico per le manifestazioni dell'estate di Grottammare.

Il portale d’ingresso è rialzato rispetto al piano del giardino e si accede tramite una breve scala.

All’interno, un monumentale scalone permette l’accesso alle sale superiori, in alcune delle quali restano ancora gli affreschi del Panfili. È da segnalare soprattutto la Sala di Rappresentanza: la decorazione interessa il soffitto che è diviso in cinque campiture da un motivo che simula un cornicione modanato. Il riquadro centrale presenta un ovale ornato da cassettoni a trompe-l’oeil e al centro un elegante motivo floreale.

I quattro riquadri laterali mostrano, al centro di una decorazione a volute e foglie d’acanto sormontate da lambrecchini, dei tondi nei quali il pittore ha inserito quattro piccole raffinate vedute paesaggistiche. Questa decorazione mostra una versione più sobria dei grandi apparati decorativi che negli stessi anni il pittore realizzava in importanti edifici del fermano, caratterizzati da un gusto illusionistico derivatogli dalla tradizione dei quadraturisti bolognesi.

 

I Ravenna

Questa famiglia si trasferì a Grottammare agli inizi del XVIII secolo. Giosafatte fu un celebre erudito nella pubblica economia e nell’agricoltura, scrivendo importanti trattati. Diedero un vivo impulso ai traffici e ai commerci locali, che tra XVIII e XIX secolo furono molto attivi anche grazie allo sviluppo a Grottammare di numerose industrie.

Nel 1811 i Ravenna aprirono una fabbrica di potassa, sostanza necessaria alla produzione di fuochi d’artificio e fiammiferi. L’importante posizione della famiglia è dichiarata anche dal fatto che possedevano il patronato dell’altare dedicato a San Vincenzo Ferreri nella collegiata di Santa Lucia, corredato da una bella tela con Madonna e San Vincenzo Ferreri, commissionata da Pietro Ravenna nel 1723 e recentemente attribuita a Ubaldo Ricci.

 

Pio Panfili

(Porto San Giorgio, 1723-Bologna, 1812). Fu architetto, pittore e decoratore. Lavorò molto nel fermano dove decorò la Sala dell’Aquila, nel Palazzo dei Priori, e la cappellina di Palazzo Guerrieri a Fermo e lo scalone del palazzo comunale di Montegiorgio.

Fu in particolare un abile vedutista e il suo stile mostra evidenti legami con la tradizione dei quadraturisti bolognesi. Pio Panfili è autore inoltre di una famosa serie di incisioni stampate da Petronio della Volpe che raffigurano le piazze e i monumenti di Bologna.

www.comune.grottammare.ap.it

Informazioni aggiuntive

  • citta: GROTTAMMARE
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